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“Noi siamo quello che facciamo e Roma all’inverso significa Amor”. Vi racconto il testamento spirituale di Laura Biagiotti

"La bellezza? Quella narcisistica non mi ha mai interessato, ma ho amato le cose belle dell'arte, della moda o della vita"

Monica Settadi Monica Setta   
Laura Biagiotti
Laura Biagiotti

"Noi  siamo quello che facciamo, ma  soprattutto siamo ciò che vogliamo essere. Tutto il resto sono solo parole". Forse Laura Biagiotti, che ha lasciato questa vita a 73 anni, non pensava a Leonardo Sciascia quando, seduta su un divano rosso damascato dell'Excelsior di Roma, mi raccontava, soave, della sua visione del mondo o della vita. Ma era proprio Sciascia il suo autore di riferimento in quel momento perchē lei, come lui, credeva poco alle intenzioni. Buone, giuste o sbagliate, le intenzioni te le giochi dentro di te fino alla  disintegrazione o alla follia, i fatti, invece, sono oggettivi, non hanno contraddizioni né ambiguità, non contengono il diverso o il contrario.  Laura era proprio così e quella volta - è successo pochi anni fa, io lavoravo per una rivista patinata di un grande gruppo editoriale: lei era la cover del mese - mi apparve una donna solida, realizzata, concreta. Me la ricordo mentre, in una pausa del set fotografico, si spazzolava da sola energicamente i capelli lunghi che ormai portava vezzosamente color greigé. Si specchiava per controllare che i vestiti fossero in ordine, aveva già passato i 70, essendo nata a Roma il 4 agosto 1943, ma il suo corpo- morbidamente arrotondato nelle forme- vantava ancora braccia tornite, sode, compatte.

Se non fosse stato per quei piccoli solchi intorno al leggendario sorriso, ai lati della splendida bocca, si sarebbe potuto dire che la Biagiotti era quella di sempre. "La bellezza ed io? Quella narcisistica non mi ha mai interessato, ma ho amato le cose belle dell'arte, della moda o della vita", disse. Figlia d’arte appunto (la madre è proprietaria di un noto atelier romano dagli anni Sessanta) firma ancora giovanissima la sua prima collezione per Schuberth. È il momento in cui il mondo va a Parigi a copiare il lavoro dei grandi per poi portarlo in tutti i piccoli laboratori sartoriali rendendolo merce disponibile per qualsiasi tasca. Durerà ancora poco perché dietro l’angolo non ci saranno solo le Biagiotti, ma anche Valentino, Krizia, Missoni, Versace, Armani e Ferrè, ovvero quei cavalieri coraggiosi che inventeranno quello che oggi é il brand del "made in Italy" che il mondo ci invidia.

Laura studia archeologia cristiana ma si appassiona alla moda. Lavora per Schubert, ma anche per Roberto Capucci, Rocco Barocco o Litrico. Nel 1972 fonda la sua casa di moda e sfila a Firenze. Più avanti deciderà  di creare con l'amato marito Gianni Cigna da cui ha la unica figlia Lavinia, la Biagiotti Export per portare i suoi preziosi capi in tutte le latitudini del pianeta. 

Ha un passione per il bianco e per la tranquillità. Ma non sta volentieri a letto se deve lavorare. Quando c'è di mezzo una sfilata, é in piedi prima che sorga il sole, riordina, scrive, disegna, organizza, nei ritagli di tempo legge. All'inizio degli anni ’80 acquista il castello Marco Simone, a Guidona, nella campagna romana: diventerà la sua abitazione e il quartier generale, in una leggiadra soluzione di continuità destinata a frantumare - in granelli fragilissimi-  le barriere tra vita privata e lavoro. Qui, la sera del 24 la stilista è stata colpita dal terribile malore che l'ha portata alla morte cerebrale. Non è stata fortunata, se ne è andata troppo giovane eppure la sua esistenza è stata densa di sogni, bisogni, perfino fiabe. Quando me la raccontò, un'altra volta che ero andata a trovarla al Castello - davanti a noi una distesa gialla rilucente nel sole del tramonto, un profumo intenso che si sprigionava dai fiori del giardino- non badò ad evitare che io restassi a bocca aperta per lo stupore.

Non era "solo" una grandissima creatrice di moda ma una donna che ama profondamente la capitale: dona alla Città Eterna una serie di opere di Giacomo Balla, Roma diventa il marchio delle sue essenze. "Leggendola all'inverso significa Amor" scherzava lei. Aveva amato tantissimo, ma prima del marito i pretendenti - tutti ricchi, belli perfino famosi- erano stati scartati in modo principesco senza altezzosità, quei no pronunciati semplicemente ma con tono lapidario, le labbra carnose serrate in una smorfia volitiva. Solo con Gianni il no divenne si, ci fu l'amore, la figlia, il successo. Un'epoca magnifica, secondo Laura che diventa vedova troppo presto nel 1996. Mai ha pensato di mollare, mi confidó, malgrado la pelle, dopo quell'immenso dolore, fosse diventata sgranata in minimi punti sul collo, logorata da una mancanza che la Biagiotti definiva innanzitutto fisica. Gianni non era mai stato sostituto, nonostante lei fosse ancora fascinosa, seducente. "Dopo la morte di mio marito mi sono rimessa in pista con Lavinia che si è rivelata bravissima", ricordava ragionando ad alta voce con evidente orgoglio nella voce- di quella ragazza meravigliosa che oggi ha 39 anni ed è il nuovo dominus del marchio fondato dai genitori. Non aveva inutili cose da dire, della celebre Laura si sapeva ormai tutto, eppure le piaceva rimarcare che lei non era solo bianco panna & cashmere, era forse ineluttabilmente rosso. Rosso cuore, rosso sangue, rosso passione. "Rosso sogno"scherzava "i miei si sono realizzati tutti. Sono stata la prima a sfilare in una Cina che sembrava più lontana della Luna nel 1988, poi al Cremlino nel 1995 o al Cairo nel 1998". Il Paradiso, se mai ne esiste uno, per la Biagiotti non potrå che essere rosso e panna.

Il New York Time l'ha definita Thę Queen of Cashmere, il suo marchio in 40 anni di attività significa licenze per vestiti accessori arredi di casa, profumo cosmesi. Le vetrine di Laura  si sono affacciate a Roma Milano Venezia Berlino Parigi Mosca New York Pechino Bangkok Seoul Tokyo. Che cosa significa avere successo, signora? Il vento aveva preso a soffiare violento - era sera inoltrata al Castello- l'aria aveva scompigliato i capelli di quella donna- diamante (così la chiamavano gli amici perchē lei era una che voleva il "per sempre"), lei volteggiava lenta come petali di un tulipano infiammando l'interlocutore con le sue risposte perentorie. "Non é una domanda banale. Il successo, mia cara, é quello che resta quando fai le cose perbene" replicó. Non fa paura nulla quando sei a posto con la coscienza, perfino la morte. Basta non lasciare le cose in sospeso. Ecco, la morte non si é fatta attendere nè ha lasciato un preavviso, è un fatto oggettivo, direbbe lei. Ma anche se il cuore di Lavinia batte ora impazzito per l'addio frettoloso e l'odore acre del pianto stanotte travolgerà tutti (tanti, tantissimi) quelli che l'hanno amata, Laura se ne va in modo impalpabile, docile. Lei torna ad abbandonare il suo capo accanto alla testa del marito, sulla terra rimane Lavinia a ricordare al mondo che la Biagiotti "ē stata" - un fatto, una realtà nella visione di Sciascia & di Laura - perchē ha lasciato una traccia meravigliosa. Sulla roccia il suo nome, quella macchia di bianco e rosso che adesso svetta su nel cielo. Tutto è a posto, quaggiù Laura, sali serena, lieve, soddisfatta. Ci mancherai moltissimo, ma tu fai finta di non saperlo. Dai, sali, Gianni ti sta già aspettando a braccia aperte. 

Monica Settadi Monica Setta   
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