Benedini, l'altro dominus del Sole 24 Ore. Smeraldi a colazione e vita da nababbo tra feste e champagne
Storia del piccolo cavaliere di Milano, dall'auto blindata e i potenti amici fra la metropoli e la Versilia, al caos nel giornale economico più seguito d'Italia

Milano, via Spiga, un'auto blindata si ferma all'angolo di un banchetto di fiori. Sono le ore 13, un signore alto - cappotto redingote con fazzolettino di seta bianca nel taschino - esce dalla vettura salutando con un cenno della mano il suo autista. "Grazie, proseguo a piedi" dice Benito Benedini, classe 1935, il cavaliere di Milano con la c minuscola (l'altro, l'originale è Silvio Berlusconi) ex presidente di Federchimica, Assolombarda, Sole 24 ore. Adesso sciur Benedini ha sulla testa un avviso di garanzia per false comunicazioni sociali, non è propriamente in una fase aurea, ma c'è stato un tempo in cui Benito - nomen, omen- era il re della metropoli lombarda. Pranzava nello storico Saint Andrews, via Sant'Andrea, tavolo riservato, a due passi da quello di Veronica Lario, cenava al Principe di Savoia dove la scintillante moglie Wilma amava organizzare feste danzanti preferibilmente durante le feste di Natale.
Quelle estati in Versilia
In estate, invece, i Benedini ricevevano nella villa in Versilia, tendoni bianchi candidi sotto il cielo di Forte dei marmi, sottopiatti d'argento, cristalli e luci soffuse. Tartine di caviale, champagne d'annata, regali griffati Hermes, uno studio - nel cuore di Milano- sontuoso come una bomboniera, stile interior design firmato dall'architetto scenografo genovese Lorenzo Mongiardino, due nomination ai premi Oscar ed una serie di case vip arredate con boiserie, tessuti inglesi a stampe floreali, soffitti decorati, cineserie in argento o 'bagnati' nell'oro, porte con maniglie provenzali dai ghirigori color carta da zucchero. Benito, finché il suo potere brillava, rappresentava alla perfezione l'icona del classico commendatore meneghino, ricco, generoso, galante, amante di un lusso che era sostanzialmente una cifra identitaria: la sua. Quando venne eletto numero uno di Assolombarda riuscí a portare nelle austere stanze di via Pantano una ventata glamour da cui era esente il suo predecessore ed amico Ennio Presutti, plenipotenziario della multinazionale Ibm.
La presa del potere
Dicono le leggende che la sua scalata al potere confindustriale si deve, a dispetto del suo nome di battesimo, ad un comunista ovvero all'ex segretario generale della Cgil Sergio Cofferati. Benedini non ha mai nascosto la sua simpatia per il Cinese (questo il nomignolo del sindacalista) né per Massimo D'Alema, pur essendo un solido, convinto elettore berlusconiano. Il trait d'union con il mondo del Cavaliere (quello di Arcore con la C maiuscola) é Fedele Confalonieri che inizialmente si era schierato con lui quando l'imprenditore decise di candidarsi alla leadership confindustriale con Carlo Callieri contro il favorito Antonio D'Amato che poi risultó vittorioso sugli altri due. "In realtà fui io a tirarmi indietro quando compresi che D'Amato sarebbe stato eletto" racconta lui. " Nella vita si vince o si perde, l'importante ē combattere", aggiunge. L'animo da combattente a Benito non manca, neanche la capacità diplomatica che lo ha portato negli anni a tessere con pazienza una ragnatela di relazioni a 360 gradi. Colazioni raffinate, fasci di rosē rosse alle signore, molta, selezionatissima mondanità. Benito & sua moglie Wilma hanno tre figli maschi Ruggero, Marco, Riccardo (avrebbero voluto tanto una femminuccia, diceva lui) ed una paradigmaticamente da ricchi.
La lobby dei potenti
Il loro Entourage di amici comprende la regina dell'acciaio di Gazoldo degli Ippoliti Emma Marcegaglia, suo marito Roberto Vancini, Umberto & Marinella Di Capua, Luigi Abete, Ennio Presutti con la consorte Mercedes, la signora dei salotti milanesi Daniela Javarone, l'ex ministro Lucio Stanca ed il Direttorissimo del Sole 24 ore Roberto Napoletano (oggi in aspettativa senza retribuzione con avviso di garanzia) insieme alla consorte giornalista Giusy Franzese. Faceva le cose in grande Benedini quando allestiva le feste al Principe di Savoia o le cene del dopo Scala nel leggendario Savini in Galleria: lista blindata all'ingresso, trionfo di fiori, musica e abiti da sera. Perfino la caustica cronista mondana del Corriere della sera Lina Sotis scrisse bene di quelle serate suscitando l'orgoglio di Benito che pare si portasse dietro quel trafiletto di giornale che legittimava il suo 'status' di uomo-Capital. Amante dei giornali patinati dedicati all'establishment, Benedini si confidó anche al femminile Amica parlando per la prima ed unica volta di sua moglie. "Appena l'ho incontrata, ho capito subito che Wilma sarebbe stata la donna della mia vita" disse. Alla bella signora, narrano le cronache del salotto meneghino, il facoltoso consorte ebbe a donare anni fa una parure di smeraldi di cui lady Benedini fece sfoggio - scatenando l'invidia delle amiche- durante un Sant'Ambrogio scaligero. In quegli anni dorati della New Milano-da-bere modello anni Duemila, Benito intrecciava mondanità a sedute confindustriali, affari, incontri, politica ed amicizie. Il nucleo storico a cui faceva riferimento era quello di Abete-Marcegaglia; anche Giorgio Fossa con la moglie Laura facevano parte del gruppo, ma - curiosamente- si erano defilati negli ultimi tempi.
Chi difende il direttore indagato
Abete-Marcegagia- Benedini rappresentavano la Ćonfindustria old style, l'ancient regime di viale dell'Astronomia che non a caso ancora ieri difendeva il direttore del Sole Napoletano proteggendolo con il provvedimento dell'auto sospensione, un trattamento destinato a salvargli la faccia. Fossa, al contrario, era fra quelli che si battevano per un rinnovamento confindustriale, meno poltronificio, back to the basics, ossia ritorno alle origini di un'associazione che riuniva il gotha dell'imprenditoria italiana. Quando Fossa é stato eletto al vertice del Sole 24 ore, le prime ad intuire che sarebbe cambiato il vento sono state le mogli. Marinella Di Capua, la contessa più bella e brillante del salotto milanèse lo aveva anticipato durante un Thę delle cinque fra amiche nella sua sontuosa casa di corso Monforte: " Fossa è un innovatore, cambierà tutto". Così é stato, Giorgio si é battuto perché Napoletano venisse buttato metaforicamente giù dalla torre per tranquillizzare una redazione in sciopero ad oltranza che da mesi aveva tolto La fiducia al "Faraone". Fossa da una parte con la New confindustria, dall'altra i passatisti come Abete o Benedini, quelli che il "compromesso ci salva". Come negli anni 90 fu Fossa ad evitare la spaccatura confindustriale fra grandi e piccoli sotto la pressione dell'onda d'urto leghista, così anche adesso è lui, l'ex numero uno di viale dell'Astronomia che fa diga contro il montante giustizialismo d'ispirazione grillina appendendo al muro la testa di Napoletano ed assicurando il mercato che la ricapitalizzazione del Sole si farà a breve.
Sunset boulevard alla milanese
Benito è ormai sul viale del tramonto, ma esce di scena con una certa eleganza, uno 'statement' rarefatto, malizioso che lo ha accompagnato per la sua lunga carriera. Anni fa, una sera cenava da solo all'Eden, stesso albergo della Marcegaglia e di Diego Della Valle, a pochi passi di distanza dal tavolo di una famosa attrice italiana. Benito cenava tristemente con un collaboratore mentre la diva poteva essere Francesca Neri accompagnata dal marito attore Claudio Amendola. Pochi giorni dopo, tutta Milano diceva che Benedini aveva visto a cena la diva, la storia fini stampata nero su bianco nel mio libro Cuore di manager (Sperling AND Kupfer, 2001) ma non fu mai smentita dal cavaliere. In fondo, un pizzico di gossip aumenta lo charme, giusto?