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Uccise la moglie e i due figli durante un esorcismo, Giovanni Barreca scarcerato: "Incapace di intere e volere"

Per il gip di Termini Imerese "non è imputabile". L'uomo a verrà trasferito in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems),

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Giovanni Barreca
Giovanni Barreca

Giovanni Barreca ha lasciato il carcere. L'imbianchino accusato di avere ucciso la moglie e i due figli minori durante un rito esorcista nella villetta di famiglia ad Altavilla Milicia in provincia di Palermo non è imputabile. La perizia psichiatrica del gip di Termini Imerese ha stabilito che è incapace di intendere e volere. Il prossimo 7 novembre il giudice del tribunale per i minorenni nominerà un perito per valutare la capacità di intendere e volere anche della figlia di Barreca, anche lei rea confessa. La coppia di amici, Sabrina Fina e Massimo Carandente, invece si sono sempre professati innocenti, sostenendo di essersi recati nella casa della strage solo per pregare. 

 

Sarà trasferito in una Rems

Barreca verrà trasferito in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), una struttura sanitaria che ospita persone affette da patologia psichiatrica. In attesa di individuare la Rems Barreca verrà ospitato in un centro ritenuto idoneo dal Tribunale di Termini Imerese.

Bruzzone: "Periti riconoscono incapacità Barreca"

"Abbiamo appreso questa mattina del deposito della perizia che abbiamo ultima la settimana scorsa. I periti hanno riconosciuto la piena incapacità di intendere e di volere. Giovanni Barreca non andrà più in carcere e non potrà essere processabile". Lo ha detto la consulente Roberta Bruzzone, nominata dall'avvocato Giancarlo Barracato che difende Barreca.

La strage

Nel febbraio scorso Barreca ha massacrato la moglie, Antonella Salamone, e i due figli, Kevin di 16 anni ed Emmanuel di 5. Con la complicità, secondo l'accusa, della figlia 17enne. Come ricostruito dalle indagini le vittime furono torturate, colpite con le padelle e gli attrezzi del camino, il corpo della madre bruciato. La prima a morire tra il 10 e l'11 febbraio scorsi fu la Salamone, seviziata, uccisa e bruciata. L'ultimo il figlio Kevin, 15 anni. "Piattini e altri oggetti sono stati bruciati là sopra insieme al corpo di mamma. Il fuoco è durato alcune ore ma non saprei quanto", ha raccontato la figlia. Antonella, prima di perdere la vita, fu colpita più volte con una padella. "Confermo le torture - è sempre la diciassettenne a parlare - ma non so come è morta mia madre, se per infarto o quando sia io che mio fratello le davamo calci. Prima i calci li ho dati io e poi Kevin, in quel momento mia madre non reagiva più. Mentre veniva torturata non poteva né mangiare né bere e quando veniva colpita con la pentola aveva una fascetta trasparente ai polsi".

I complici per i giudici sono sani di mente

L'autorità giudiziaria non nutre, invece, dubbi sulla lucidità mentale dei due complici Sabrina Fina e Massimo Carandente. I due hanno sempre sostenuto di non aver partecipato ai delitti, ma di aver solo aiutato i Barreca a liberarsi dalle presenze demoniache con preghiere e hanno raccontato di aver lasciato la villetta della famiglia prima degli omicidi. Ma l'analisi dei tabulati telefonici - i cellulari della coppia hanno agganciato le celle dell'area in cui si trova l'abitazione dei Barreca, nelle ore della strage - li ha smentiti. 

I nuovi rilievi

Nei giorni scorsi i carabinieri del Ris sono tornati nella villetta per eseguire nuovi rilievi. Le foto, scattate dai militari, hanno mostrato gli utensili del camino e le padelle usate per le torture delle vittime. Nelle immagini anche le scritte religiose sui muri fatte dalla figlia di Barreca. "Le iscrizioni le ho fatte io - aveva riferito la ragazza agli inquirenti - Massimo e Sabrina lo avevano detto a mio padre e mio padre lo ha detto a me, questo è avvenuto prima che accadesse tutto. Avevano detto che sarebbe stato importante leggerle".

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