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[L'analisi] La vergogna della bandiera neonazista in caserma. Uno spettacolo indegno per i carabinieri

Aperta un'inchiesta. L'oggetto dello scandalo non è propriamente nazista. E' una bandiera militare del II Reich che è stata adottata dagli skinhead tedeschi proprio per aggirare il divieto di usare simboli nazisti, assai severo in Germania

Ugo Maria Tassinaridi Ugo Maria Tassinari   

All'interno di una caserma dei carabinieri a Firenze, la Baldissera, è comparsa una bandiera utilizzata dai gruppi neonazisti di tutta Europa. A lanciare l'allarme è Matteo Calì, direttore della testata on line “il sito di Firenze”. Il free lance toscano pubblica il video sul canale youtube e mette le mani avanti: “Certamente, si tratta di un militare con idee di ultradestra che nulla hanno a che vedere con l'Arma, ma si pone un problema quando in una caserma vengono appese alle pareti simboli utilizzati da chi inneggia al razzismo e all'antisemitismo. Soprattutto si vedono da una pubblica via”.

Infatti la Baldissera, sede del Comando Regionale dell'Arma, è un grande edificio che affaccia sul Lungarno. Ogni giorno vi passano decine di migliaia di fiorentini. Un simbolo nazista e un fotomontaggio di Salvini che impugna un mitra non sono certamente un bello spettacolo. Dall'Arma si rende noto che il comandante del battaglione sta "valutando provvedimenti disciplinari" ed eventuali conseguenze penali del gesto. Anche il ministro della Difesa, Pinotti, esprime esprime rabbia: "Chi espone una bandiera del Reich non può essere degno di far parte delle Forze Armate essendo venuto meno a quel giuramento. I carabinieri sono un simbolo della sicurezza della nostra comunità, l'Italia, che si basa su questi valori. Per questo è ancora più grave l'esposizione della bandiera nazifascista all'interno di una caserma dei Carabinieri. Ho già chiesto al Comandante generale chiarimenti rapidi e provvedimenti rigorosi verso i responsabili di un gesto cosi vergognoso".

Per altro, l'oggetto dello scandalo non è propriamente nazista. E' una bandiera militare del II Reich (1871-1918) che è stata adottata dagli skinhead tedeschi proprio per aggirare il divieto di usare simboli nazisti, che è assai severo in Germania. Da lì è rimbalzata nelle curve violente e nelle “piazze nere” di tutta Europa. Calì sottolinea che, al di là degli evidenti profili di assoluta inopportunità, quella bandiera non è “illegale”.

A definire i simboli proibiti è una normativa internazionale che ha il suo fondamento nella “Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni discriminazione razziale”, votata dall'Assemblea generale dell'Onu nel 1966. L'Italia ha avuto i riflessi un po' lenti e ci ha messo dieci anni per aderire. Ci sono voluti poi altri diciassette anni e la prima ondata di panico sociale per l'emergenza naziskin perché una legge (la 205 del 1993, nota come legge Mancino dal nome del ministro degli Interni che la propose) desse sostanza giuridica all'affermazione di principio.

In particolare l'art. 2 vieta l'ostentazione "in pubbliche riunioni" o in "luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche" di simboli o emblemi facenti riferimento a "organizzazioni, associazioni, movimenti, gruppi aventi tra i proprio scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. In tutta evidenza la stanza di un militare non rientra nella norma ma è altrettanto chiaro a tutti che un simbolo degli skinhead non può essere esposto e reso visibile al pubblico in una caserma.

C'è poi un precedente abbastanza recente. Primo Maggio 2011. Una bandiera con il simbolo della croce cerchiata in bianco su sfondo nero attira l'attenzione di un passante in via Cadamosto, a Milano, zona Porta Venezia. Perché quella stanza al secondo piano appartiene al commissariato di polizia Città Studi.

La diffusione sui social network della foto prontamente scattata scatena furibonde polemiche. La bandiera è appesa alla parete dell'Uigos ed è ben visibile dalla finestra centrale del secondo piano che ospita sul davanzale le bandiere italiana ed europea. Alle prime proteste di alcuni abitanti della zona, al commissariato banalizzano: si è trattato solo di un atto goliardico ma la bandiera, sequestrata due giorni prima alla commemorazione di Sergio Ramelli, è stata subito rimossa.

Ugo Maria Tassinaridi Ugo Maria Tassinari   
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