"Caro Babbo Natale porta un lavoro per il mio papà". La lettera di una bambina che commuove e, forse, risolve
Viene da chiedersi che adulti saranno, questi bambini costretti a vedere genitori infelici, piegati dalla vita, afflitti dalla mancanza di lavoro

Viene da chiedersi che mondo stiamo costruendo, squadernando sotto gli occhi dei nostri bambini tutta questa sofferenza, tutta questa rabbia, tutta questa disperazione. Si dice che i bambini crescono sempre e comunque, in tutte le condizioni. E' la forza della natura. Come una pianta, un bimbo tiene duro, resiste, si fa lento come un'attesa, e cresce, cresce inesorabilmente. Ma come? Viene da chiedersi che adulti saranno, questi bambini costretti a vedere genitori infelici, piegati dalla vita, afflitti dalla mancanza di lavoro, di denaro, di quel minimo sentimento di pace che serve a dare sicurezza e protezione, dilaniati dall'ansia, divorati dalle crisi, personali e sociali.
La letterina
Viene da chiederselo leggendo la lettera strappalacrime che una bambina di sei anni ha scritto a Babbo Natale e che è stata ritrovata all'interno di un Centro commerciale della provincia di Caserta, l'Apollo. Una lettera lasciata lì, forse caduta, forse volutamente affidata al destino, come se il vecchio barbuto con slitta e renne frequentasse proprio i centri commerciali, magari per comprare giochi ed esaudire richieste. A scriverla una piccola di nome Carmen, che fa a Babbo Natale, una richiesta precisa: "un lavoro per il mio papà".
Per farlo felice
«Caro Babbo Natale - scrive la bimba - mi chiamo Carmen, ho 6 anni. Volevo dirti che questo anno mi sono comportata da brava bambina, ho ascoltato sempre la mamma e a scuola ho avuto tutti 10». La premessa forse serve a guadagnarsi il diritto alla richiesta successiva, che non è per sé, o forse sì, visto che deve premerle davvero forte sul cuore questo bisogno. "Per Natale - scrive Carmen - vorrei che mio padre trovasse un lavoro, così sarebbe felice".
Nessuna colpa
Quel "così sarebbe felice" sembra dire tutto. Lo strazio di una bimba che vorrebbe vedere il padre ridere, darle gioia, sicurezza, serenità e invece, forse, lo vede affranto, stremato, infelice. Che colpa ne ha, quel padre, se la mancanza di un lavoro lo fa sentire svuotato, teso, infelice appunto? Ma quella bambina, ne ha ancora di meno, di colpe, perchè subisce due volte una pena non sua: quella di vedere il papà triste, e quella di crescere nell'idea che la vita sia quella cosa lì, un luogo di sottrazione e lacrime, e non di gioia.
Non si arrende
Ma Carmen non sembra un tipo che si arrende. E' tosta, la bambina, perché subito dopo aver chiesto il lavoro per il papà, non rinuncia anche a rivendicare un gioco per lei. "Il regalo che vorrei - precisa lapidaria - è Giulia ballerina". Insomma, accontentiamo i grandi ma non dimentichiamoci dei piccoli. Viene da sorridere, di fronte a queste poche righe: un sorriso amaro di rabbia e tenerezza, la rabbia dell'impotenza, la tenerezza del cuore antico e sfrontato di ogni bambino, che alla fine ci crede, e ci crede così profondamente che le cose, poi, si avverano.
La sorpresa
Lo staff del centro commerciale Apollo ha deciso di pubblicare la lettera di Carmen sul suo profilo social lanciando un appello: "Giovedì scorso, durante la sua visita da noi, Babbo Natale ha ricevuto questa letterina. Oggi ci ha chiesto di cercare questa dolcissima bambina di nome Carmen perchè ha preparato una sorpresa per lei. Se leggi questo messaggio e conosci Carmen, contattaci". Quale sarà, a questo punto, la sorpresa per la piccola? Un lavoro per il suo papà? Giulia Ballerina? O tutt'e due? Staremo a vedere. Intanto, mai come in questo caso, l'intraprendenza e il coraggio hanno smosso le montagne e magari hanno anche risolto la questione.
Un dramma senza risposte
Resta, però, la domanda iniziale: che mondo stiamo costruendo negli occhi dei nostri bambini? Ormai lo hanno capito tutti che la crisi sociale è la grande questione di questo tempo in Occidente. La mancanza di lavoro o l'estrema precarietà delle mille occupazioni sottopagate o la perdita di potere d'acquisto dei salari stanno iniettando dolore, sfiducia e rabbia nel cemento della nostra società, stanno avvelenando vite e sentimenti, famiglie e futuro. Lo hanno capito tutti ma nessuno sa come si fa. Questo è il dramma nel dramma: inquadrato il problema, denunciato il dolore, qualcuno sa come si fa a creare lavoro e benessere per tutti in Paesi che lo hanno conosciuto e lo stanno perdendo? La sensazione è che no, in verità - a parte la protesta o il lamento - nessuno davvero sa da dove cominciare, in questa crisi che ci schiaccia tra la crescita dei paesi in via di sviluppo e la rivoluzione tecnologica, e ci lascia attoniti, senza nemmeno la forza incosciente di un bambino di sei anni che può chiedere a Babbo Natale, e magari ottiene pure. Brava Carmen, in punizione tutti noi.