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Venti minuti di lavoro, 150 euro. Meglio fare il prostituto che l'avvocato: "Voglio pagare le tasse"

Trafila lunga, dolorosa e faticosa, quella per potersi pagare da vivere con il mestiere di legale. La svolta di Francesco Mangiacapra

di Antonio Menna   

Meglio fare una lunga gavetta in uno studio professionale, essere praticante ben oltre l'età dell'apprendistato, scoprirsi a fare anche il caffè e le fotocopie, andare avanti così per anni, fino ai 30, a volte anche ai 35, a duecento euro al mese se va bene, poi tentare l'impossibile esame di stato per due, tre volte, poi provare ad aprire un proprio studio legale e fare più o meno la fame fino a 40, forse 45, forse per sempre? Oppure mollare tutto, appendere la laurea in legge in salotto, abbandonare il sogno di diventare avvocato, e cambiare la propria attività, inventarsene una nuova, voltare pagina, dire basta, adesso me la vedo io?

Voltare pagina

Quanti giovani professionisti fanno questo improvviso pensiero, di fronte alle difficoltà di un mercato del lavoro chiuso, di un mondo delle professioni in crisi e riservato ai figli d'arte, di un'attesa a volte troppo lunga? Sono sempre di più. Solo che la maggior parte di questi, al culmine della stanchezza, quando decidono di invertarsi qualcosa pensano di aprire un ristorante, di ristrutturare una casa di famiglia e farci un bed & breakfast, oppure di tentare un concorso pubblico. Una strada nuova, insomma, ma tutto sommato ordinaria.

La scelta di Francesco

Francesco Mangiacapra, invece, napoletano, laureato in Legge, praticante avvocato presso uno studio legale, quando ha capito che quella trafila era lunga e dolorosa, piena di fatica, sottopagata e con poche speranze, ha fatto una scelta ancora più netta e radicale. Belloccio, giovane, corteggiato: sai che ti dico? Faccio l'escort. Centocinquanta euro per una mezz'ora di lavoro. Più o meno quello che prendeva allo studio legale in un mese. Non è forse mettersi in proprio, aprire un'attività, inventarsi un lavoro? Francesco ha preso tutti in parola, si è rimboccato le maniche, e anche i calzoni.

Libertà sessuale

La sua storia l'ha voluta raccontare in prima persona, dalla tribuna dell'associazione radicale Certi diritti. Si parlava di diritti del movimento gay e Francesco ha preso la parola per rivendicare il suo diritto di utilizzare il proprio corpo per guadagnare. Lui lo fa con i gay. Si definisce lavoratore del sesso. Ma va bene anche prostituto.  "Non esiste vera libertà  - ha detto Mangiacapre, secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa - senza quella sessuale. Rivendico il diritto di usare il mio corpo per lavorare, come fanno gli scaricatori di porto e altre categorie".

Meglio di svendere il cervello

L'avvocato mancato racconta di essere arrivato a quella decisione un po' perchè esasperato da un lavoro dove "svendeva il cervello facendo fotocopie", un po' anche per caso. Riceveva proposte da uomini e un giorno si è deciso. Proprio un avvocato, in chat, gli propone 150 euro per un incontro di venti minuti. Lui decide di accettare. "Mi sentivo meno di niente, in quel momento della mia vita", racconta. Così dice sì. Da allora la sua esistenza è cambiata.  "Oggi mi sento una persona», dice e si riferisce alla possibilità di lavorare, di guadagnare, di essere autonomo.

Una provocazione

"E' un ripiego, certo - ammette secondo quanto riportato dalla Stampa -. Ma oggi quanti scendono a compromessi con l’inflazione dei titoli di studio, con la disoccupazione? Non sono orgoglioso di prostituirmi ma sono grato alla mia attività di avermi reso indipendente. Io metto più cervello nel vendere il mio corpo di quanto potessi metterne nello studio legale. E le persone spesso sono attratte da me perché so mettere insieme qualche pensiero...». L'avvocato mancato, in realtà, dalla tribuna di quel congresso, ha voluto lanciare soprattutto una provocazione.

Avere dignità

L'obiettivo - racconta lui stesso - è far aprire gli occhi sia sullo sfruttamento del lavoro sia sulla necessità di regolamentare la prostituzione libera e consapevole, vecchio tema di discussione che in Italia ha sempre visto opporsi un fronte possibilista e uno, invece, che considera la prostituzione sempre uno sfruttamento e una sottrazione di dignità. "Per ora - dice ancora Mangiacapre - sono l’unico “sex worker” ad essere uscito allo scoperto: mi impegno per avere dignità".

Solo pagare le tasse

La dignità di chi vende la propria sessualità, come fosse una idea, o un'arte, o una forza muscolare, o un'abilità intellettuale. Il prostituto come l'idraulico, come l'insegnante. Se è corpo un braccio lo è anche un organo sessuale. Se posso fittare il mio braccio - e ancor di più - la mia mente ad una organizzazione per trarci uno stipendio, posso fittare anche i miei genitali, e farci profitto, farci impresa. "Voglio solo pagare le tasse e poi aprire un'agenzia per sfruttare il mio konw how", aggiunge.

Libro in uscita

Un discorso complesso, quello del giovane praticante avvocato, che se da una parte ha il diritto di fare quello che vuole del proprio corpo, nel rispetto della libertà degli altri, dall'altra chiede una sorta di lasciapassare culturale verso un'attività controversa. Difficile, però, dargli torto e non riconoscere in lui un certo coraggio. Naturalmente se non avesse già pronto un libro (Confessioni di un marchettaro, Iacobelli editore, in uscita a marzo), la sua dichiarazione pubblica apparirebbe più sincera. Ma business is business, no? E' la dura legge della prostituzione.

di Antonio Menna   
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