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Autovelox: omologati d’ufficio tutti i modelli dal 2017. A rischio migliaia di ricorsi

I dispositivi più vecchi dovranno essere temporaneamente disattivati e sottoposti a un nuovo iter di omologazione

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Una svolta epocale nel sistema di controllo della velocità su strada: il Ministero delle Infrastrutture ha pubblicato uno schema di decreto che riforma radicalmente la normativa sugli autovelox. Il documento, ora in consultazione europea sul portale TRIS, stabilisce che tutti i dispositivi approvati dal 13 agosto 2017 in poi riceveranno un’omologazione automatica. Al contrario, quelli più vecchi dovranno essere temporaneamente disattivati e sottoposti a un nuovo iter di omologazione. Il provvedimento rimarrà aperto al pubblico fino al 24 giugno, dopo di che potrà entrare in vigore in via definitiva.

Secondo quanto riportato da Quattroruote, l’obiettivo è finalmente porre fine a decenni di incertezza normativa che hanno alimentato migliaia di ricorsi. La distinzione tra dispositivi “approvati” e “omologati”, sottolineata anche da recenti sentenze della Cassazione, è ora finalmente chiarita. Si tratta di una svolta che avrà ricadute dirette sugli automobilisti, ma anche sui bilanci dei comuni, che spesso fanno affidamento sulle entrate derivanti dalle multe per eccesso di velocità.

Quali autovelox restano attivi: l’elenco ufficiale

Sono dodici i dispositivi che beneficeranno dell’omologazione automatica prevista dal decreto. Tra questi figurano i più recenti modelli, come il Celeritas Mse 2021, il Tutor 3.0 e il Vergilius Plus, ma anche il Velocar Red&Speed Evo M approvato nel 2017. Tutti i modelli della lista soddisfano i criteri di taratura e funzionamento stabiliti dal decreto ministeriale 282/2017 e potranno continuare a operare senza ulteriori certificazioni.

La lista ufficiale, che copre un arco temporale di sette anni, testimonia la rapida evoluzione tecnologica nel settore del controllo elettronico della velocità. I modelli omologati d’ufficio rappresentano oggi lo standard di riferimento per la sicurezza stradale.

Cosa accade ai vecchi dispositivi: stop e nuove regole

I dispositivi approvati prima dell’agosto 2017 non potranno più essere utilizzati fino a nuova omologazione. I produttori avranno sei mesi di tempo, a partire dall’entrata in vigore del decreto, per presentare la documentazione necessaria.

Chi è già in possesso di certificazioni aggiornate potrà accedere a una procedura accelerata, ottenendo una risposta ministeriale entro 60 giorni, a condizione di inviare i documenti entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto. Questo permetterà una più rapida riattivazione per i modelli tecnicamente già conformi, riducendo i tempi di fermo.

Ricorsi a rischio e impatto sui Comuni

Il decreto mette fuori gioco migliaia di ricorsi fondati sul mancato riconoscimento dell’omologazione, dando finalmente stabilità giuridica al sistema. «È una pietra tombale su migliaia di ricorsi a pioggia che sono arrivati in questi mesi», ha dichiarato Luigi Altamura, comandante della polizia locale di Verona e rappresentante ANCI in Viabilità Italia.

Altamura sottolinea anche i ritardi accumulati: «Peccato solo che il decreto arrivi con trentatré anni di ritardo. Da allora si attendevano regole chiare come queste». E conclude con un monito: «La velocità resta una delle prime tre cause di morte sulle strade».

Un nuovo capitolo per la sicurezza stradale

Questa riforma mira a riordinare un settore rimasto in bilico per anni, rendendo più efficace il controllo della velocità e riducendo i margini di contestazione legale. Per i Comuni sarà una sfida sostituire o aggiornare gli autovelox non più conformi, mentre gli automobilisti potranno contare su un quadro normativo più trasparente. La posta in gioco non è solo la gestione delle multe, ma anche la sicurezza di chi ogni giorno percorre le strade italiane.

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