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Il volontariato come servizio vero e l’augurio di pace di Francesco a Ferragosto

Nella recita dell’Angelus nel giorno dell’Assunta il papa augura buona festa per tutti, ricorda i Paesi in guerra e l’emergenza lavoro

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Papa Francesco (Ansa)
Papa Francesco (Ansa)

Oggi affidiamo a Maria Assunta in Cielo la supplica per la pace, in Ucraina e in tutte le regioni lacerate dalla guerra: sono tante, purtroppo! Il frastuono delle armi copre i tentativi di dialogo; il diritto della forza prevale sulla forza del diritto. Ma non lasciamoci scoraggiare, continuiamo a sperare e a pregare, perché è Dio, è Lui che guida la storia. Che ci ascolti!”. Così tra preoccupazione e speranza Papa Francesco con gli auguri di “buona festa per tutti” nel giorno dell’Assunta o Ferragosto per chi non è cristiano, ricorda dopo la recita dell’Angelus quanti non possono fare festa alcuna perché dentro situazioni di estremo pericolo che la guerra comporta.

La pace è la priorità di Francesco come lo era stato il Covid fino all’inizio dell’aggressione di Putin all’Ucraina. Di pace parla in ogni circostanza pubblica anche minima e per la pace ha messo in moto la diplomazia vaticana. Il cardinale Pietro Parolin segretario di Stato che ben interpreta le urgenze di pace di Francesco si trova non a caso in Sud Sudan dove spera di incontrare interlocutori disponibili a far prevalere “la forza del diritto” sul “diritto della forza”.

La riflessione del papa è stata non convenzionale neppure spiegando il senso di questa festa mariana, antichissima nella tradizione dei cristiani che ha trovato compimento nel 1950, quando Pio XII proclamò l’Assunta un dogma di fede cattolica. Francesco non si è intrattenuto tanto a disquisire sul dogma, quanto piuttosto a suggerire il senso che questa festività può rappresentare nella vita di ciascuno. Una festività, a parer suo, che aiuta a cambiare l’orientamento di vita da un atteggiamento ripiegato egoisticamente su di sé a una scelta di vita vissuta per gli altri: Servire non è facile, ha ricordato il papa con molto realismo, aiutare gli altri costa come ognuno sa per esperienza. Dove sta la novità cristiana? Nel vivere al modo di Gesù e di Maria sua madre.

Gesù e Maria percorrono la stessa strada: due vite che salgono in alto, glorificando Dio e servendo i fratelli. Gesù come Redentore, che dà la vita per noi, per la nostra giustificazione; Maria come la serva che va a servire: due vite che vincono la morte e risorgono; due vite i cui segreti sono il servizio e la lode. È quando ci abbassiamo a servire i fratelli che andiamo in alto: è l’amore che eleva la vita, ribatte con chiarezza Francesco.Aiutare costa, a tutti noi. Lo sperimentiamo sempre nella fatica, nella pazienza e nelle preoccupazioni che il prendersi cura degli altri comporta. Pensiamo, ad esempio, - ragione il papa - ai chilometri che tanti percorrono ogni giorno per andare e tornare dal lavoro e svolgere molte mansioni a favore del prossimo; pensiamo ai sacrifici di tempo e di sonno per accudire un neonato o un anziano; e all’impegno nel servire chi non ha da ricambiare, nella Chiesa come nel volontariato.

E a questo punto evidenzia una nota fuori testo: Io ammiro il volontariato. È faticoso, ma è salire verso l’alto, è guadagnare il Cielo! Questo è servizio vero. Un servizio che va fatto con gioia, lodando Dio. La lode aumenta la gioia. La lode è come una scala: porta in alto i cuori. La lode eleva gli animi e vince la tentazione di abbattersi. Avete visto che la gente noiosa, quella che vive del chiacchiericcio, è incapace di lodare? Domandatevi: io sono capace di lodare? Quanto fa bene lodare ogni giorno Dio, e anche gli altri! Quanto fa bene vivere di gratitudine e di benedizione anziché di rimpianti e lamentele, alzare lo sguardo verso l’alto invece che tenere il muso lungo! Le lamentele: c’è gente che si lamenta tutti i giorni.

Oggi il papa ha citato di passaggio il lavoro, uno dei temi sociali più importanti, anzi il più sentito da milioni di persone alle prese con la disoccupazione o con il lavoro povero. Francesco ne aveva trattato ieri, in un messaggio alla Confraternita operaia dell’azione cattolica (Hermandad Obrera de Acción Católica, Hoac), organizzazione spagnola fondata nel 1946, riunita a Segovia per la sua 14.ma assemblea generale sul tema "Costruire ponti, abbattere muri. La Chiesa nel mondo del lavoro tesse legami di fraternità". I cristiani - è stata l’indicazione di Francesco - siano solidali con chi vive la precarietà del lavoro. L’impegno della Chiesa “non può limitarsi a discorsi o azioni isolate, ma deve essere una testimonianza costante di solidarietà e sostegno a chi si trova in situazioni di vulnerabilità lavorativa e sociale”. Egli chiede di essere “vicini a coloro che soffrono per la precarietà del lavoro e la mancanza di opportunità, “essere una presenza attiva, camminare con loro, ascoltarli e collaborare nella ricerca di soluzioni giuste e durature”. Perché il “lavoro come cristiani non si limita alle mura” delle chiese, ma spinge ad andare incontro a chi ha più bisogno di amore e fraternità. È compito della Chiesa, in un mondo in cui la disoccupazione continua a colpire molte famiglie, offrire il proprio accompagnamento e la propria speranza, scrive il Papa, incoraggiare “a non perdere la fiducia e a cercare opportunità per rientrare nel mondo del lavoro”. 

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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