Giallo sull'identità del ladro ucciso a Viareggio, le (presunte) sorelle chiedono giustizia: "Intervenga il re del Marocco"
"C'è stato sicuramente l'impatto reiterato ma non ci sono quei segni di soverchiamento" che indichino "lesioni o segni di pneumatici e di passaggio della vettura sopra il corpo", "non c'è passaggio sopra"
Il nordafricano ucciso a Viareggio (Lucca) dalla commerciante dopo la rapina della borsa la sera dell'8 settembre avrebbe avuto età, nazionalità e nome diversi da come lo conoscevano le autorità italiane, forze dell'ordine comprese. Lo riporta oggi il quotidiano Tirreno scrivendo di un'identità diversa dell'uomo investito, un alias, che quindi avrebbe vissuto per anni in Italia sotto un nome falso.
Il giallo del nome
Secondo quanto risulta al quotidiano si chiamava Nourdine Naziki, aveva 52 anni ed era marocchino, come hanno confermato anche le sorelle in un appello tramite una televisione locale di Casablanca, la città dove vivono. Per i documenti e le identificazioni finora note alla polizia, invece, avrebbe avuto 47 anni, sarebbe stato algerino e si sarebbe chiamato Said Malkoun. I suoi familiari si sono mossi insieme agli amici anche prendendo contatti con un legale a Viareggio
Lsa famiglia chiede giustizia
Secondo il Corriere Fiorentino le donne che parlano alla telecamera sarebbero sorelle dell'uomo investito e ucciso a Viareggio dall'imprenditrice Cian Dal Pino che l'uomo aveva rapinato di una borsa. Le donne precisano che il fratello è marocchino, e non algerino, come invece risultava alle autorità italiane, e nell'intervista a Chouf tv, un'emittente in arabo, le tre donne chiedono giustizia. Il video circola su Fb. Le sorelle chiedono l'intervento delle autorità marocchine e si appellano a tutti i marocchini in Italia per dar loro sostegno nell'ottenere giustizia. La famiglia ha visto il video ed è sotto choc. Le sorelle mostrano, per tutta la durata dell'intervista, una foto del 47enne. L'appello è accorato. Una delle donne spesso scoppia in lacrime, agitando la foto che ha in mano. "Mio fratello era in Italia da 24 anni - dice una - quella donna lo ha investito per quattro volte ed è andata via". "Said - dicono - è stato investito sul marciapiede. La donna, perciò, è salita con la sua auto con il chiaro intento di investire nostro fratello. Dopo di che si vede bene come scenda, si diriga verso Said, lo guardi con freddezza, risalga e se ne vada. Nemmeno un animale si uccide così".
Autopsia, legale: "Sul corpo nessun segno pneumatici"
"L'unica cosa che posso anticipare" dell'autopsia "è che non ci sono segni di soverchiamento della persona del rapinatore da parte dell'autovettura", nel senso che la macchina "non ci è passata sopra. C'è stato sicuramente l'impatto reiterato ma non ci sono quei segni di soverchiamento" che indichino "lesioni o segni di pneumatici e di passaggio della vettura sopra il corpo", "non c'è passaggio sopra". Così l'avvocato Enrico Marzaduri, difensore della 65enne Cinzia Dal Pino, raggiunto al telefono dalla trasmissione La Zanzara, riguardo all'autopsia eseguita nel pomeriggio sul cadavere di Said Malkoun, il nordafricano 47enne travolto e ucciso a Viareggio la sera dell'8 settembre. "Sopra il corpo l'auto non ci è passata", ha detto l'avvocato, "c'è stato sicuramente l'impatto reiterato, questo sì, che ha provocato le lesioni" ma non "ci sono segni di pneumatici sopra il corpo", poi, ha concluso, "sulle cause della morte diranno i medici legali".
Video
L'investimento
Sulle manovre con l'auto della Dal Pino per investire il suo rapinatore, "la prima volta", al primo impatto dell'auto contro il 47enne, ricostruisce l'avvocato Marzaduri, "non era successo praticamente nulla, è caduto per terra, si è rialzato e ha ripreso a camminare nella stessa direzione, allora lei ha visto che la situazione si evolveva in un certo modo e ha nuovamente cercato di fermare il rapinatore colpendolo due volte con una sequenza quasi istantanea, a distanza di uno, due secondi lo colpisce e finisce col cofano contro una struttura rigida, una colonnina de negozio". "Non c'è stato accanimento, sono portato ad escluderlo", afferma il difensore, la 65enne "non ci è voluta passare tre, quattro volte come qualcuno ha detto sulla base delle immagini, lo capisco, ma le immagini vanno esaminate con calma".
Il legale: "Temeva per ciò che c'era nella Borsa"
La sera dell'8 settembre dopo la rapina "la reazione c'è stata - prosegue il legale difensore - perché lei ha avuto la preoccupazione, lei ha pensato che nella borsa c'erano gli indirizzi, i documenti, le chiavi di casa e ha pensato 'questo mi ha rapinato ed è stato violento con me, mi ha minacciato usando un'arma', la sua paura quindi è stata immediata". Inoltre, ha detto Marzaduri, "il telefono era nella borsa e non poteva chiamare la polizia nell'immediatezza. Se aspettava probabilmente avrebbe perso di vista l'algerino con la refurtiva, che si sa che nel 99% dei casi non la si recupera mai". "Ora la signora Dal Pino è a casa", arrestata ai domiciliari, conclude l'avvocato Marzaduri, "probabilmente sta comprendendo tutto quello che è successo, anche se è accaduto al di là delle sue intenzioni, sa di aver ucciso un uomo".