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Il Papa: "Migranti morti in mare: è il momento della vergogna". Poi il monito contro i preti imprenditori

"E' il momento della vergogna. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio per loro"

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Il Papa: 'Migranti morti in mare: è il momento della vergogna'. Poi il monito contro i preti...
(Foto Ansa)

In un mondo dove continuano a capitare tragedie come la morte in mare di immigrati, nell’indifferenza della politica e dove la maggior parte sperimenta la povertà e le disuguaglianze quotidiane, Francesco disegna l’identikit dei nuovi preti capaci di ascolto e di vicinanza.  Ai poveri specialmente. E tra i poveri i più poveri sono considerati dal papa gli immigrati.

 “Vi confesso – ha detto oggi dopo la recita del Regina Caeli  - che sono molto addolorato per la tragedia che ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo. Centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane, che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato. Fratelli e sorelle, interroghiamoci tutti su questa ennesima tragedia. È il momento della vergogna. Preghiamo per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio per loro”.

Parole dure a favore degli immigrati

Parole dure, ma non inconsuete che il papa spende dalla parte degli immigrati. Rimasto in silenzio da venerdì scorso dopo la notizia della tragedia, Francesco ha atteso la domenica quasi per dare risalto in mondovisione al suo appello perché si metta fine alla falcidie degli immigrati che sono costretti ad attraversare il Mediterraneo su barchini e gommoni di fortuna perché l’Europa non trova la quadra di politiche umanitarie comune per governare il fenomeno complicato dell’immigrazione. Ma urgente da risolvere con lungimirante solidarietà. Analoga schiettezza Francesco ha usato nell’ordinazione in san Pietro di nove nuovi sacerdoti in occasione della Giornata Mondiale delle Vocazioni che coincide con la domenica del Buon Pastore. Nella solenne celebrazione in Basilica all’altare della Confessione, con tanti fedeli presenti nel rispetto delle regole di sicurezza vigenti per il Covid, dopo la lettura delle prime righe del testo scritto Francesco ha proseguito l’omelia a braccio facendo capire di quali sacerdoti ha bisogno la Chiesa che ha scelto di essere la Chiesa povera e dei poveri.  Occorre passare da una mentalità di imprenditore a una mentalità di buon pastore, dal pensare la vita del prete una carriera al pensarla come servizio vissuto nello stile di Dio verso l’umanità tutta: vicinanza, compassione, tenerezza.

“Quanto a voi, figli dilettissimi, che state per essere promossi all’ordine del presbiterato, - ha detto il papa ai nove ordinandi - considerate che esercitando il ministero della sacra dottrina sarete partecipi della missione di Cristo, l’unico maestro. Sarete come lui pastori, questo è quello che vuole di voi. Pastori. Pastori del santo popolo fedele di Dio. Pastori che vanno con il popolo di Dio: a volte davanti al gregge, a volte in mezzo o dietro, ma sempre lì, con il popolo di Dio.

Un tempo – nel linguaggio di un tempo – si parlava della “carriera ecclesiastica”, che non aveva lo stesso significato che ha oggi. Questa non è una “carriera”: è un servizio, un servizio come quello che ha fatto Dio al suo popolo. E questo servizio di Dio al suo popolo ha delle “tracce”, ha uno stile, uno stile che voi dovete seguire. Stile di vicinanza, stile di compassione e stile di tenerezza. Questo è lo stile di Dio. Vicinanza, compassione, tenerezza”. Quattro, secondo Francesco, sono le vicinanze richieste al prete oggi: vicinanza con Dio, vicinanza al vescovo, vicinanza fraterna tra sacerdoti. A tale proposito il papa si è raccomandato di “ mai sparlare di un fratello sacerdote. Se voi avete qualcosa contro un altro, siate uomini, avete i pantaloni: andate lì, e diteglielo in faccia. “Ma questa è una cosa molto brutta… non so come la prenderà…”. Vai dal Vescovo, che ti aiuta. Ma mai, mai sparlare. Non siate chiacchieroni. Non cadete nel pettegolezzo”. La quarta vicinanza – la più importante per Francesco – è la vicinanza “al santo popolo fedele di Dio. Nessuno di voi ha studiato per diventare sacerdote. Avete studiato le scienze ecclesiastiche, come la Chiesa dice che si deve fare. Ma voi siete stati eletti, presi dal popolo di Dio…Sacerdoti di popolo, non chierici di Stato!”. E poi lo stile di Dio è uno stile di compassione, di tenerezza.

“Non chiudere il cuore ai problemi. E ne vedrete tanti! Quando la gente viene a dirvi i problemi e per essere accompagnata… Perdete tempo ascoltando e consolando. La compassione, che ti porta al perdono, alla misericordia. Per favore: siate misericordiosi, siate perdonatori. Perché Dio perdona tutto, non si stanca di perdonare, siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Vicinanza e compassione. Ma compassione tenera, con quella tenerezza di famiglia, di fratelli, di padre… con quella tenerezza che ti fa sentire che stai nella casa di Dio”. Tra le raccomandazioni fatte prima in sagrestia e poi ripetute nell’omelia spicca quella del rapporto con i soldi. “Per favore – è la richiesta di Francesco ai preti - , allontanatevi dalla vanità, dall’orgoglio dei soldi. Il diavolo entra “dalle tasche”. Pensate questo. Siate poveri, come povero è il santo popolo fedele di Dio. Poveri che amano i poveri. Non siate arrampicatori. La “carriera ecclesiastica”… Poi diventi funzionario, e quando un sacerdote inizia a fare l’imprenditore, sia della parrocchia sia del collegio…, sia dove sia, perde quella vicinanza al popolo, perde quella povertà che lo rende simile a Cristo povero e crocifisso, e diventa l’imprenditore, il sacerdote imprenditore e non il servitore”. Ha concluso con una storia che lo aveva commosso: “Un sacerdote molto intelligente, molto pratico, molto capace, che aveva in mano tante amministrazioni, ma aveva il cuore attaccato a quell’ufficio, un giorno, perché ha visto che uno dei suoi dipendenti, un anziano, aveva fatto un errore, lo ha sgridato, lo ha cacciato fuori. E quell’anziano morì per questo. Quell’uomo era stato ordinato sacerdote, e finì come un imprenditore spietato. Abbiate sempre questa immagine”.

In settimana Francesco aveva dato un concreto esempio di vicinanza con i poveri recandosi a segnare il suo onomastico recandosi a visitare i poveri in attesa del vaccino nell’atrio dell’Aula Paolo VI. Con loro ha condiviso anche la cioccolata di un uovo di Pasqua gigantesco. I poveri vaccinati in quella giornata sono stati 600. Le più recenti statistiche sui preti a livello mondiale continuano a segnare un lento declino nei paesi benestanti dell’Occidente ma una crescita in Africa e Asia. Forse la chiave per una ripresa di qualità delle vocazioni come viene delineata da Francesco potrebbe garantire anche una ripresa di quantità di sacerdoti. Sebbene sempre più ampia è la coscienza di nuovi ministeri aperti a uomini e donne nella Chiesa.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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