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Franco Di Mare e le malattie da amianto: cosa è perché ancora oggi muoiono 4mila persone all'anno

Il suo utilizzo è fuori legge dal 1992 ma solo lo scorso anno si sono ammalate 10mila persone. Per smaltire la sostanza killer dal nostro ambiente serviranno almeno 70 anni. Cosa c'è da sapere sull'amianto e sulle patologie asbesto-correlate come quella che ha colpito il giornalista Rai

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
Il giornalista Franco di Mare e l'amianto
Il giornalista Franco di Mare e l'amianto

Il giornalista Franco Di Mare che in un'intervista prima a Che tempo che fa sul Nove e poi al Corriere della Sera ha rivelato di avere un grave mesotelioma originato dall'aver respirato polvere di amianto ha sollevato l'attenzione su uno dei drammi ambientali più temibili dei nostri tempi. Il giornalista, già inviato Rai e direttore del Tg3, al quotidiano milanese ricorda di aver lavorato nei Balcani "tra proiettili all’uranio impoverito" e esplosioni che "liberavano nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una - ha detto -. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte. Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci", ha aggiunto.

Ma il dramma di Di Mare riguarda migliaia di persone e non solo gli inviati nei teatri di guerra. Migliaia di persone che in modi differenti sono entrate in contatto, respirandola, con la fibra di amianto e contraendo gravissimi tumori che, in molti casi, hanno portato alla morte. Ricorreva proprio domenica 28 aprile la Giornata mondiale delle Vittime dell'amianto e manifestazioni e iniziative si sono tenute in varie parti d'Italia per ribadire l'urgenza di attuare misure di prevenzione e assistenza per chi ha contratto patologie asbesto-correlate che continuano ad avere un'incidenza importante sulle patologie tumorali. Secondo i dati diffusi dall'Osservatorio Nazionale Amianto, lo scorso anno si sono registrati 7mila decessi e 10mila nuovi malati a causa di questo materiale. 

Che cosa è l'amianto

Conosciuto anche con il nome di eternit, l'amianto è un materiale che ha proprietà fonoassorbeni e isolanti e che per queste sue caratteristiche, per molti anni, è stato largamente utilizzato sia in edilizia che in ambito industriale fino agli anni '80 quando i rischi legati al suo utilizzo, in particolare le conseguenze per la salute, sono emersi in tutta la loro drammaticità. Il materiale killer veniva utilizzato per la coibentazione di edifici, tetti, navi, treni e per la fabbricazione di pavimenti, tegole, vernici. Anche le tute dei vigili del fuoco venivano realizzate con fibra di amianto per via delle caratteristiche ignifughe. 

I rischi per la salute

Le fibre di asbesto se respirate possono provocare gravi danni all'apparato respiratorio, come asbestosi e carcinoma polmonare, oppure provocare tumori alle membrane sierose o il mesotelioma pleurico. A seguito dell'evidenza dei danni alla salute, venne emanata una norma, la legge n. 257 del 1992, che stabilì la fine dell'utilizzo di queste sostanze, per il suo smaltimento controllato e per l'assistenza ai lavoratori esposti. L'asbesto, considerato cancerogeno dal 1973, è stato bandito da ogni suo impiego in campo industriale ed edilizio.

Ma le bonifiche degli ambienti vanno a rilento. Un'inchiesta di Legambiente realizzata in occasione della Giornata mondiale dell'amianto rileva che degli oltre 31 mila i casi di mesotelioma pleurico registrati dal 1993 al 2018, l’80% è dovuto proprio all’esposizione alle fibre d’amianto. E solo il 25% della fibra killer è stato rimosso. Secondo i calcoli dell'associazione ambientalista, per liberarsi completamente dell'asbesto serviranno altri 75 anni a cui si devono sommare i 40 di latenza del mesotelioma. Legambiente denuncia peraltro che il Pnrr lo cita solo "in riferimento agli investimenti nel parco agrisolare, bruciando ogni chance di destinare preziose risorse nella sua lotta e sancire così il primato della salute dei cittadini e della difesa dell’ambiente".

Il presidio delle associazioni a Trieste

Il fondo per le Vittime e lo stanziamento in legge di Bilancio

Per proteggere i lavoratori esposti a queste micidiali sostanze e le loro famiglie è stato istituito con una legge del 2007 il Fondo per le vittime dell'amianto, gestito dall'Inail, che ha il compito di "erogare una prestazione economica aggiuntiva alla rendita in favore di coloro che hanno contratto patologie asbesto correlate per l'esposizione all'amianto e alla fibra 'fiberfrax' e, in caso di premorte, dei loro eredi". Viene finanziato per tre quarti dallo Stato e per il resto dalle aziende i cui dipendenti abbiano ottenuto il riconoscimento dei benefici previdenziali previsti per l'amianto. Nel 2023 si sono registrati ben 10mila nuovi casi di malattie da esposizione, mentre le vittime sono circa 4mila all'anno. Nella legge di Bilancio del 2024 sono stati stanziati invece fondi per 60 milioni di euro fino al 2026.

Il caso dei risarcimenti di Fincantieri

Di questi soldi stanziati, 20 milioni di euro andranno a Fincantieri. Solo alcuni giorni fa 13 associazioni hanno partecipato a un presidio a Trieste dove si è tenuta l'assemblea degli azionisti della società dello Stato che, come altre realtà industriali, è stata condannata a pagare i risarcimenti alle famiglie dei suoi 158 lavoratori malati o morti. I rappresentanti sono stati ricevuti dal presidente Claudio Graziano al quale è stato chiesto che i 20 milioni stanziati dal governo alla holding operante nella cantieristica navale vadano alla ricerca contro le patologie specifiche e che gli indennizzi vengano erogati piuttosto con i fondi della società. Per le associazioni è infatti "paradossale" che sia lo Stato a fornire i soldi per risarcire le vittime di Fincantieri.

 

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
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