Amanda Knox in lacrime, condannata a 3 anni per calunnia a Lumumba. Patrick: "Con Knox eravamo amici ma mi ha pugnalato"
La decisione della Corte d'Assise d'appello di Firenze. Knox ha assistito alla lettura della sentenza con accanto il marito e i suoi difensori. Ma non andrà in carcere
Amanda Knox è scoppiata in lacrime dopo la lettura della sentenza della Corte d'assise d'appello di Firenze che ha confermato la sua responsabilità per la calunnia a Patrick Lumumba, nelle prime fasi delle indagini sull'omicidio di Meredith Kercher coinvolgendolo nel delitto per il quale è stato poi prosciolto essendo risultato completamente estraneo, e la condanna a 3 anni (già scontati). Ai suoi difensori, gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati che le erano accanto ha detto: "Non me lo aspettavo, sono molto delusa". Knox e il marito hanno quindi lasciato il palazzo di giustizia. "Pensava di poter mettere un punto definitivo alla sua innocenza" hanno ancora i legali. Che hanno annunciato che dovranno leggere le motivazioni prima del ricorso in Cassazione che appare più che probabile.
"Non volevo accusare il mio amico Patrick"
Rilasciando dichiarazioni spontanee, Amanda, arrivata da Seattle con il marito per partecipare all'udienza, ha spiegato alla corte che "non avrei mai testimoniato contro Patrick, come invece la polizia voleva. Non sapevo chi era l'assassino. Patrick non era solo il mio capo al lavoro, ma anche mio amico. Non avevo interesse ad accusare un amico innocente. Chiedo umilmente alla Corte di dichiararmi innocente". "Patrick mi ha insegnato a parlare l'italiano, si è preso cura di me - ha detto la 36enne cittadina americana - Prima dell'arresto, mi consolò per la perdita della mia amica. Mi dispiace di non essere stata così forte di resistere alle pressioni polizia e che lui ne abbia sofferto".
Lumumba: "La sentenza è giusta e meritata"
"Saluto il tribunale di Firenze con molto rispetto e onore per la loro professionalità È vero eravamo amici con Amanda Knox, ma non si pugnalano gli amici nelle spalle e Amanda mi ha pugnalato. Mi ha pugnalato e non mi ha chiesto scusa", il commento di Patrick dopo la sentenza di Firenze.
La versione di Amanda
"Non potevo essere il testimone che volevano contro Patrick. Non sapevo chi fosse l'assassino (di Meredith Kercher - ndr)": Amanda Knox lo ha ribadito nelle sue dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d'assise d'appello di Firenze. L'americana, parlando in italiano e con un foglio in mano, ha ripercorso le ore passate in questura a Perugia quando venne arrestata per l'omicidio di Meredith Kercher al quale si è sempre proclamata estranea e per il quale è stata definitivamente assolta.
"Ero esausta, confusa, costretta a sottomettermi" ha aggiunto. "Mi sono appartata per ricostruire la mia sanità mentale" ha aggiunto riferendosi al memoriale scritto in inglese e consegnato a una ispettrice prima di essere portata in carcere. Ha spiegato di avere detto agli investigatori di non poter ripetere davanti a una Corte quanto detto la notte (interrogatori già dichiarati inutilizzabili). "Ma loro erano troppo occupati ad arrestare un uomo innocente e a dire davanti alle telecamere che il caso era chiuso" ha sottolineato.
"Ho chiesto un foglio di carta - ha proseguito - e ho scritto quel documento. L'obiettivo era ritrattare. Non stavo mentendo ma volevo capire se le immagini confuse che avevo in testa fossero vere", Knox ha definito la notte precedente all'arresto "la peggiore della mia vita. "Pochi giorni prima - ha ricordato - avevamo scoperto in casa la mia amica vittima di un orrendo delitto. Ero sotto choc, esausta, senza casa e lontano dalla mia famiglia. Non ero mai stata così vulnerabile". Nella dichiarazione spontanea si è soffermata sulle ore in questura. "Mi hanno dato della bugiarda - ha affermato - e si sono rifiutati di credermi. Mi hanno detto che c'erano prove che mi collegavano al delitto. Ho cercato di ricordare quello che non riuscivo a ricordare".
Niente carcere per Amanda
Anche se il verdetto dovesse diventare definitivo, dopo un eventuale prossimo passaggio in Cassazione, la 36enne cittadina americana non andrebbe comunque in carcere avendo già scontato preventivamente quasi quattro anni prima di essere assolta in appello insieme a Raffaele Sollecito per il delitto Kercher. Per l'omicidio della studentessa inglese l'unico condannato a 16 anni in rito abbreviato è stato Rudy Guede.