Alla Corte dell'Aia udienze sull'occupazione israeliana di Gaza
L'Aia, 19 feb. (askanews) - A Gaza "è in atto un genocidio" e l'occupazione di Israele dovrebbe giungere a "una fine incondizionata". A dirlo è il ministro degli Esteri palestinese, Riyad al Maliki, nel corso delle udienze della Corte internazionale di giustizia dell'Aia - iniziate oggi e che dovrebbero durare circa una settimana - sulle conseguenze legali delle politiche d'occupazione israeliana a Gaza e Gerusalemme Est . La più alta corte delle Nazioni Unite che decide sulle controversie fra gli Stati è stata chiamata a pronunciarsi dall'Assemblea Generale Onu, che nel dicembre 2022 approvò la richiesta ai 15 giudici di un parere, che sarà comunque consultivo e non vincolante.
Malgrado tutto, si tratta della prima volta che ben 52 Stati, fra cui Stati Uniti, Russia e Cina, porteranno argomentazioni e prove davanti alla Corte, mentre continua la guerra di Israele contro la Striscia di Gaza in risposta agli attacchi terroristici su larga scala del 7 ottobre scorso perpetrati dal gruppo islamista palestinese Hamas. "Per decenni - ha detto Al Maliki - al popolo palestinese è stato negato questo diritto e ha sopportato sia il colonialismo che l'apartheid. C'è chi si indigna per l'uso di queste parole. Dovrebbero invece essere indignati dalla realtà che stiamo vivendo. I governi israeliani che si sono succeduti hanno dato al popolo palestinese solo tre opzioni: sfollamento, sottomissione o morte".Alcune decine di attivisti pro-palestinesi hanno manifestato davanti alla sede della Corte nella città olandese gridando slogan contro Israele e per la liberazione dei territori occupati. Il governo di Israele attraverso una nota ha dichiarato di non riconoscere la legittimità del procedimento in corso presso la Corte.Nella nota il governo di Benjamin Netanyahu ha affermato che il processo è "progettato per danneggiare il diritto di Israele di difendersi da minacce esistenziali" e sarebbe "parte di un tentativo palestinese di dettare i risultati di una soluzione diplomatica senza alcun negoziato".