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[L'intervista] Agnoletto: "Diritto alle cure per tutti: Big Pharma tolga le mani dai brevetti sui vaccini o sarà una catastrofe"

Entra nel vivo la campagna europea per la raccolta di firme contro il controllo delle industrie farmaceutiche sugli antidoti per il Covid. Il professore: "Vi spiego quali sono le responsabilità e perché a questo sistema dobbiamo ribellarci"

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
[L'intervista] Agnoletto: 'Diritto alle cure per tutti: Big Pharma tolga le mani dai brevetti sui...
Vittorio Agnoletto (Ansa)

"E' una corsa contro il tempo, servono 1 milone di firme entro il primo maggio". Un solo click per liberare i brevetti dalle catene delle industrie farmaceutiche e renderli accessibili a tutti: in gioco c'è il nostro futuro. E non è solo uno slogan. La campagna "Nessun profitto sulla pandemia - Tutti hanno diritto alle cure" entra nel vivo con una pagina Facebook e una serie di iniziative per sensibilizzare i cittadini europei sui diritti di cura inalienabili. Il comitato italiano che si occupa della raccolta firme sulla Ice, acronimo di Iniziativa dei cittadini europei - ovvero una sorta di iniziativa di referendum popolare con un iter veloce e obbligato - è composto da 92 tra associazioni e sindacati, il più grosso d'Europa, di cui è portavoce Vittorio Agnoletto, ex europarlamentare, medico e docente di Globalizzazione e Politica della salute all'Università Statale di Milano.  

Professore, la campagna chiede di liberare i vaccini dalle mani di Big Pharma: via i brevetti e accesso libero alle dosi. Una suggestione o un futuro possibile? 
"Se bisogna scegliere tra un profitto enorme per un numero limitatissimo di aziende e la vita umana non ci devono essere dubbi su qual è la scelta da fare. Oggi abbiamo un gruppo limitato di produttori che hanno il monopolio per 20 anni grazie ai cosiddetti 'accordi Trips' per la proprietà intellettuale stipulati all'interno del Wto. Grazie a questo, Big Pharma può decidere quando produrre, dove e in quali quantità. Significa poter stabilire il prezzo, perché si agisce in posizione monopolistica. Ancora più assurdo è che sono stati prodotti grazie al finanziamento pubblico dell'Ue e di altri Stati: non si capisce perché i brevetti rimangono unicamente nelle mani delle industrie farmaceutiche. Ma c'è una seconda questione".

Dica pure.
"Queste aziende hanno capacità produttiva limitata, perché non sono in grado di licenziare vaccini per 7 miliardi di persone e quindi si forma un imbuto nella produzione. C'è un problema di costi dovuto al fatto che queste aziende lavorano, ovviamente, per realizzare il massimo profitto possibile". 

Ma tutto quello che sta accadendo era prevedibile?
"Certo che si poteva prevedere: un anno fa ai primi di aprile abbiamo lanciato un appello, primo firmatario professor Silvio Garattini, rivolto ai decisori politici che diceva che una volta ottenuto il vaccino, se non fosse stata modificata la regola sui brevetti, questi antidoti sarebbero stati disponibili solo per un numero limitatissimo di persone e oltretutto in tempi molto ristretti. Sappiamo cosa è accaduto".

Siamo davanti a due discordanze: uno etico che riguarda il fatto che il brevetto stia nelle mani delle industrie farmaceutiche che decidono della vita delle persone e l'altra che parla di chi quegli accordi li ha accettati, ovvero l'Ue. 
"L'Unione Europea ha delle responsabilità enormi. Però chiariamo: non da sola ma insieme ai 27 Stati membri, perché in questi casi ci si muove su mandato dei governi. Prima responsabilità è non aver definito ex ante che il prodotto sarebbe stato anche dell'Ue, incomprensibilmente rimane di proprietà esclusiva di una sola parte. Seconda responsabilità, che nessuno venga a raccontarci che i funzionari che hanno lavorato ai contratti erano ingenui e si sono fatti fregare: a quel livello siamo di fronte a dei superesperti, tecnici di alto livello. L'Ue ha stipulato dei contratti a esclusivo vantaggio di Big Pharma e ha accettato per giunta di secretarli".

Versandoci sopra tanti tanti soldi pubblici, peraltro.
"E' inaccettabile proprio perché si tratta di come sono stati utilizzati i nostri soldi, hanno inserito delle penali che fanno ridere con scadenze per le consegne imprevedibili: uno Stato ha bisogno di sapere con scadenza settimanale quando arrivano le dosi, soprattutto se parliamo di un vaccino che ha un richiamo. Poi adesso viene fuori che quelle stesse industrie farmaceutiche hanno firmato un contratto con la Gran Bretagna prevalente rispetto a quello con l'Ue. Accordi vergognosi, con un altro aspetto inquietante".

Qual è?
"Prima che i vaccini entrassero sul mercato, cioè prima dell'approvazione dell'Ema, fonti europee qualificate avevano rivelato che le industrie farmaceutiche avevano chiesto alla Commissione di essere sollevate da qualunque responsabilità sugli effetti dannosi che i vaccini avrebbero potuto provocare. Cioè i risarcimenti sarebbero stati a spese delle casse pubbliche. Noi sappiamo che l'Ue ha discusso: ma cosa si sa di quello che è stato scritto nei contratti? Nulla". 

Una protesta in Sudafrica contro i brevetti sui vaccini (Foto Ansa)

Qui entriamo nell'altra questione, quella della poca trasparenza dei contratti.
"Esatto. Per esempio il contratto di Pfizer con l'Argentina - la cito perché questo vaccino è stato sperimentato anche su 5000 volontari argentini - è stato respinto dal Paese sudamericano per non cedere al ricatto della multinazionale proprio sulle responsabilità per i danni eventualmente prodotti dal vaccino. Perché l'Argentina ha detto no e l'Unione europea sì?Anche qui non sappiamo nulla". 

L'Ue ha detto no alla moratoria sui vaccini. Un fatto di pochi giorni fa: perché secondo lei? 
"Ecco un terzo elemento di responsabilità dell'Ue: l'inaccettabile rifiuto dell'11 marzo. Ovvero quando l'India e il Sudafrica con una proposta sostenuta da 100 Paesi, hanno trovato nel Wto il muro di Ue, Gb, Usa, Canada, Svizzera, Giappone, Singapore e del Brasile di Bolsonaro. E badate che la richiesta era per una moratoria temporanea - una proposta molto moderata - dei vaccini per il Covid, attraverso una forma complessiva di compensazione dei costi di produzione. Vergognoso: potevano pronunciarsi in quel momento e invece hanno fatto blocco. Il resto sono solo parole". 

Fa il paio con il voto dell'Italia a favore del blocco contro Cuba: non c'entra con i vaccini ma denota un certo cinismo che muove gli Stati. (Tra l'altro il Paese caraibico sta sperimentando un suo vaccino che renderà libero ndr)
"Dopo che i medici cubani ci hanno aiutato durante la fase più acuta della pandemia questo risulta davvero inqualificabile. E' indegno, l'Italia fa affari con Paesi dittatoriali, pensiamo alle armi che vendiamo all'Egitto, e votiamo contro Cuba che ha esportato medici in tutto il mondo, non solo in Italia".

Tornando ai vaccini è insomma una guerra.
"Tutti inginocchiati a rincorrere le industrie farmaceutiche e a combattere gli uni contro gli altri. Le conseguenze le stiamo pagando tutti direttamente. Se passa la logica del blocco delle esportazioni, non sappiamo come andrà a finire. La mancanza di vaccini sta contribuendo alle morti che contiamo oggi: chi somministra le dosi non ha più vittime".

Voi sostenete che i vaccini liberi convengono a tutti, in che misura?
"Se il virus non viene bloccato in tutto il mondo, moltiplicandosi si sviluppano i ceppi virali magari più aggressivi e questi ceppi arriveranno dovunque. E chissà se i vaccini saranno in grado di bloccare le nuove varianti. Sappiamo infatti che Astrazeneca funziona pochissimo sulla variante sudafricana, tanto che il Sudafrica lo ha mandato indietro. C'è quindi una questione pratica".

Un milione di firme: ma si può incidere nel processo decisionale europeo?
"E' uno strumento istituzionale di cui siamo capofila siamo 9 docenti universitari e medici attivisti sulla salute di tutta Europa e abbiamo scritto e presentato un testo alla Commissione che lo ha autorizzato (in quanto materia che può essere sottoposta all'Ice). Servono 1 milione di firme in 18 mesi, entro il 1 maggio del 2022. Ce la possiamo fare ma è una lotta contro il tempo. Il comitato italiano ha dentro 92 associazioni e sindacati, il più grande d'Europa. Ad oggi sono state raccolte quasi 130mila firme di cui 38 mila, la fetta più grossa, raccolte in Italia". 

Antonella A. G. Loidi Antonella Loi   
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