In Calabria arriva l’esercito per difendere il personale sanitario dalle aggressioni in ospedale
Decisione del prefetto dopo le numerose aggressioni a medi e infermieri
A Vibo Valentia, il prefetto ha dovuto, alla fine, inviare l’esercito. A Reggio Calabria, il commissario dell’Azienda Ospedaliera ha detto, senza mezzi termini, che, continuando così, “ci scapperà il morto”. I medici, gli infermieri, in generale gli operatori sanitari che lavorano negli ospedali calabresi, sono nel mirino. Protagonisti di aggressioni, verbali e fisiche, ormai quotidiane.
Camici nel mirino
All’inizio dell’anno, a Soriano, in provincia di Vibo Valentia, uno dei fatti più gravi, in danno di una dottoressa che venne presa a calci e pugni e che, dopo quell’episodio, ha deciso di cambiare luogo di lavoro. Nasce anche da questa situazione drammatica – in un contesto di criminalità diffusa e di degrado sociale – la carenza di medici, atavica, in Calabria, che ha spinto il governatore Roberto Occhiuto a rivolgersi, ormai diversi mesi fa, a decine di medici cubani, attualmente dislocati nei vari nosocomi del territorio regionale.
Lo stesso Occhiuto, in occasione dell’aggressione di Soriano, parlò di “episodio raccapricciante”, sottolineando “l'urgenza di attivare ogni misura necessaria per tutelare gli operatori sanitari della nostra Regione”. Il fratello Mario, già sindaco di Cosenza e oggi senatore di Forza Italia, è tra i sostenitori di un emendamento al Ddl sicurezza con cui si chiede “al governo di potenziare la sicurezza del personale sanitario che opera negli ospedali, anche aumentando il numero di presidi fissi dei posti di polizia nelle strutture ospedaliere”.
La sanità in Calabria
La Fondazione Gimbe indica la Calabria come la regione con i servizi sanitari con punteggio più basso, insieme a Campania e Sicilia. Gli ospedali dei capoluoghi, ma anche quelli di piccoli centri che servono un vasto bacino d’utenza - Locri e Polistena - sono spesso in affanno, per la carenza di personale, di posti letto, con reparti accorpati e con un clima davvero difficile.
In regione, la sanità è commissariata da circa quattordici anni, anche se il presidente Occhiuto rivendica i risultati del proprio mandato. “In due anni ho fatto molto di più di quello che è stato fatto negli ultimi 15 anni”.
Proprio in occasione dell’ultima puntata di “Presadiretta”, Ermenegildo Palma, procuratore regionale della Corte dei conti della Calabria, a proposito dei conti della sanità in Calabria ha parlato di “situazione devastante”. Fino al 2022 l’Asp di Cosenza non approvava i bilanci da cinque anni. Reggio Calabria da otto.
L’esercito in ospedale
Il ministro della Salute Orazio Schillaci, in accordo con il titolare del dicastero della Giustizia Carlo Nordio, sta pensando di ricorrere alla misura dell'arresto in flagranza differita per fermare la crescente violenza e le aggressioni. In attesa che tutto ciò possa trovare concretezza, sul territorio ci si muove autonomamente, senza aspettare le mosse romane. Il Prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco, ha infatti deciso per l’invio dell’esercito a vigilare sull’ospedale “Jazzolino”, uno di quelli maggiormente interessati dalle aggressioni, soprattutto in pronto soccorso. Una misura che rientra in un più vasto piano di rimodulazione dei servizi di vigilanza già operati dall’Esercito su obiettivi sensibili nel territorio vibonese nell’ambito dell’operazione ‘Strade sicure’.
Da anni, infatti, i militari presidiano le strade calabresi e, in particolare, i luoghi che la criminalità potrebbe maggiormente attenzionare, quali tribunali, procure e case di magistrati. Oggi, in Calabria, gli ospedali sono visti alla stregua di tutto ciò. Non si contano più, infatti, le aggressioni a medici e infermieri, affrontati e feriti dai pazienti stessi e dai loro amici, congiunti o familiari. Da qui il rafforzamento della vigilanza, con polizia e carabinieri che collaboreranno con l’esercito.
Per molti medici, però, la questione si deve a ragioni culturali e strutturali, visto il sovraffollamento delle strutture. La Federazione nazionale degli Ordini dei medici chiede "una risposta forte ed esemplare per garantire sicurezza e serenità ai medici e a tutti i professionisti sanitari" in assenza della quale, i camici bianchi "sono pronti a scendere in piazza e a manifestare".
“Ci scapperà il morto”
Sì, perché il fenomeno è endemico su tutto il territorio nazionale, come affermano i dati che arrivano dal mondo infermieristico: 4mila aggressioni in media all’anno, il 70% ai danni degli infermieri, oltre la metà delle violenze vengono consumate ai danni del personale femminile. E la Calabria ha i numeri più preoccupanti. Già nell’aprile del 2022 il consigliere regionale Raffaele Mammoliti interrogava la Giunta Regionale “per sapere quali urgenti provvedimenti si intendono adottare per garantire il diritto alla salute ai cittadini Vibonesi e l’incolumità ai lavoratori della sanità”. In quei giorni, infatti, ben due le aggressioni a stretto giro, sempre allo “Jazzolino” di Vibo Valentia. Il tempo è trascorso e poco o nulla è stato fatto, sebbene in due anni e mezzo il numero degli episodi sia cresciuto sensibilmente.
L’ultimo, di un paio di sere fa, al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. I pronto soccorso sono, in particolare, gli ambienti maggiormente a rischio. Nel dettaglio, una dottoressa è stata aggredita da un paziente, che pretendeva di essere visitato subito. L’aggressione non ha comportato gravi danni fisici solo grazie al pronto intervento di un altro operatore sanitario. L’aggressore è stato identificato dalle Forze dell’Ordine.
Il Commissario Gian Luigi Scaffidi è duro: “Il Legislatore, che dovrebbe agire per dovere istituzionale, tace”. E non è la prima volta che Scaffidi solleva la questione. Lo aveva fatto già alla fine di agosto, dopo l’ennesima aggressione da parte di un soggetto che, prenotato per una visita specialistica alle ore 11.45 in Chirurgia Vascolare, alle 9.20 ha aggredito infermieri e medici: “Sono purtroppo convinto che esista un serio rischio che, prima o poi, ci scappi il morto” aveva detto.