Aggressioni Duomo, Pm: "Così i due fermati hanno individuato le ragazze e dato il via alle violenze"
L'inchiesta va avanti per individuare eventuali altre vittime e aggressori e per chiarire definitivamente l'episodio ai danni delle due studentesse tedesche
Sono stati coloro che hanno dato il via alle aggressioni in piazza Duomo la notte di Capodanno ai danni di sei delle nove ragazze, Mahmoud Ibrahim e Abdallah Bouguedra, i due giovani fermati a Milano e Torino nell'indagine della Procura di Milano per violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni. Secondo la ricostruzione del pm Alessia Menegazzo e dell'Aggiunto Letizia Mannella, sono stati loro che avrebbero selezionato e abbordato, con una scusa o con molestie, le ragazze. Dopo di che avrebbero chiamato i loro amici per accerchiarle. Mentre le vittime si tenevano per mano per cercare di stare unite, proteggersi e tentare di mettersi in salvo, gli aggressori le avrebbero divise.
“Incitavano gli amici”
Una volta separate, sono state violentate una per una da una parte del gruppo mentre l'altra parte, per confondere le forze dell'ordine, avrebbe fatto muro circondando la scena per nascondere quel che stava accadendo. Un muro di persone che gridava quasi in coro per far credere che si stesse festeggiando. Gli inquirenti, come emerge dal decreto di fermo, ritengono che i due ora in carcere siano coloro che hanno dato inizio alle aggressioni e avrebbero "incitato" gli amici a mettere in atto le violenze sessuali di gruppo avvenute con il "medesimo modus operandi". Intanto l'inchiesta va avanti per individuare eventuali altre vittime e aggressori e per chiarire definitivamente l'episodio ai danni delle due studentesse tedesche che la prossima settimana dovrebbero essere sentite.

Chi sono i due fermati
A San Vittore con l'accusa di violenza sessuale di gruppo, rapina e lesioni, è finito Mahmoud Ibrahim, il prossimo marzo 19 anni, nato in Egitto ma arrivato in Italia nell'estate del 2019 e passato anche per una casa di accoglienza a Milano. E per il padre, con cui vive in un appartamento alla Comasina, "un bravo ragazzo, un lavoratore che ha perso da poco il fratello". In cella a Torino, invece, è stato portato Abdallah Bouguedra, 21 anni, italiano di seconda generazione, anche lui per i genitori "innocente". Invece, sono ritenuti dagli inquirenti tra i responsabili dell'aggressione alla 19enne e ad una sua amica all'angolo con via Mazzini, documentata anche da un video girato con un telefonino e finito sul web. E il primo, assieme ad altri complici, anche degli abusi nei confronti di quattro ragazze vicino alla Galleria Vittorio Emanuele.
La tentata fuga
Vista la gravità delle accuse a loro carico, i due giovani avevano deciso di scappare. Entrambi avevano compreso il complicarsi della propria situazione anche alla luce di quanto visibile nelle immagini delle violenze acquisite dalle telecamere di sicurezza e dai video diffusi sui social network, "il tutto corroborato dalle chat e dalle audizioni delle vittime". La Questura ha fatto sapere che i due vantavano "contatti all’estero" ed erano pronti a lasciare l’Italia perché potevano contare su una rete di relazioni utile per mettere in atto il piano di fuga.

Riconosciuti dalle foto e dall’abbigliamento
Entrambi sono stati riconosciuti nelle foto mostrate alle loro vittime sentite dal pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunto Letizia Mannella assieme agli investigatori della Squadra Mobile. Sono stati individuati per il loro abbigliamento, come giubbotti colorati e felpe ritrovate e sequestrate a casa dei due, e per i loro tratti fisici come "i capelli biondo tinto corti col ciuffo" del giovane torinese, come riporta il decreto di fermo della Procura. Nell'atto, sulla base delle immagini delle telecamere di sorveglianza, dei filmati rimbalzati sui social e sulla rete, delle testimonianze delle ragazze prese di mira, viene a galla uno spaccato di quelle brutalità messe in atto dal branco, che ha "agito con la consapevolezza - scrivono i pm - di poter approfittare dei festeggiamenti per il Capodanno per garantirsi l'impunità".
"Il racconto delle vittime"
Brutalità descritte dalle giovani, ancora sotto choc per quanto hanno subito. "Posso dire che tutto intorno era uno schifo, c'erano molti ragazzi e chiunque passasse si prendeva la libertà di mettere le mani addosso", è il racconto di una riportato nel decreto di fermo. "Ho urlato - spiega un'altra - cercando la mia amica, sono anche salita su un muretto per individuarla ma l'ho persa di vista. Nel mentre sono arrivate le forze dell'ordine con scudi e manganelli. La massa di aggressori (si è parlato di un gruppo di 40-50 ragazzi, ndr) si è dileguata". La sua amica "era lì che cercava di coprirsi con il giubbino stretto sul petto, non aveva più indumenti addosso", era "rannicchiata per terra piena di lividi".