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[Il ritratto] “Si è aumentato lo stipendio milionario”. Tutte le accuse M5s a Bono, il manager che ricostruirà il ponte Morandi

L’ad di Fincantieri è politicamente legato a Giuliano Amato e, attraverso lui, a Enrico Letta, ma anche a Gianni Letta e Bisignani. Ha avuto di sicuro una sponda importante da Claudio Scajola, visto che è stato lui a nominarlo a Fincantieri, e negli ultimi tempi avrebbe creato «un asse con Matteo Renzi, Luca Lotti e Maria Elena Boschi». Ma adesso il governo Lega-Cinque Stelle ha scelto proprio Fincantieri per ricostruire il ponte Morandi. Nonostante le accuse rivolte a Bono proprio da un gruppo di parlamentari del Movimento grillino

Giuseppe-Bono
Giuseppe-Bono

Il vice premier Luigi Di Maio e il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli hanno deciso di puntare tutto sulla Fincantieri per la ricostruzione del ponte Morandi, al posto di Autostrade che è indagata per il crollo. Solo che appena un anno fa proprio i deputati dei Cinque Stelle hanno presentato un’interrogazione molto pesante proprio contro l’attuale amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, che si sarebbe aumentato «in modo ingiustificato» il suo stipendio e gli incentivi, con i nostri soldi pubblici. A quanto pare nulla a che fare con l’annunciato cambiamento.

Un antico boiardo di Stato

Giuseppe Bono, in sella a Fincantieri dal 2002, è un boiardo di Stato di altri tempi, che ha saputo attraversare indenne una decina di governi mantenendo ruoli e incarichi di primissimo piano nelle aziende pubbliche, arrivando da Efim e da Finmeccanica, e che ora, grazie a questa nuova missione, potrebbe aver ottenuto benefici utili per essere riconfermato ai vertici del gruppo, nonostante il suo mandato sia in scadenza nel 2019, riuscendo evidentemente a convincere anche i duri e puri del M5S.

Fincantieri pronta a ricostruire il ponte

Calabrese di Pizzuto, in provincia di Vibo Valentia, Bono è uomo tenace e determinato, e anche probabilmente di indubbio valore, che subito dopo la tragedia di Genova si è presentato sul posto accompagnato da alcuni dirigenti e ha annunciato che Fincantieri era «in grado di ricostruire il ponte». Di Maio si è detto subito d’accordo. Bono ha poi spiegato che la sua azienda «ha tutte le conoscenze per realizzare un’opera del genere». Oggi, fra l’altro, la società sta costruendo altri quattro ponti in Belgio, a dimostrazione delle sue qualità.

Le entrature politiche

Secondo Il Giornale, Giuseppe Bono è politicamente legato a Giuliano Amato e, attraverso lui, a Enrico Letta, ma anche a Gianni Letta e Bisignani. Ha avuto di sicuro una sponda importante da Claudio Scajola, visto che è stato lui a nominarlo a Fincantieri, e negli ultimi tempi avrebbe creato «un asse con Matteo Renzi, Luca Lotti e Maria Elena Boschi». Se finalmente si guardasse al merito e non alle parentele e alle amicizie, andrebbe benissimo e noi ne saremmo felici. Stupisce solo un po’ questo elenco di nomi, non tutti proprio di primo gradimento per i Cinque Stelle.

Performance di Fincantieri poco brillanti

Ma stupisce ancora di più l’interrogazione presentata nel luglio 2017 ai ministri dell’Economia e dello Sviluppo economico del Governo Gentiloni dal portavoce Andrea Vallascas, a nome di alcuni deputati del Movimento, in cui si sottolineava come le performance di Fincantieri fossero «tutt’altro che brillanti. Ma intanto stipendio e incentivi dell’Ad Giuseppe Bono schizzano alle stelle in modo ingiustificato. E’ un fatto grave soprattutto perché parliamo di una partecipata pubblica.

L’aumento di stipendio

Nelle scorse settimane la retribuzione fissa di Bono è salita da 735 a 950 mila euro, mentre il premio di risultato conseguibili è stato aumentato del 37 per cento, passando da 450mila a 716 mila. A questo si aggiunge il nuovo piano di incentivazione monetaria che prevede per il primo ciclo (2016-18) l’assegnazione gratuita di oltre due milioni di diritti a ricevere altrettante azioni ordinarie di Fincantieri, ovviamente gratis». Una situazione assurda, aggiunge Vallascas, «non solo perché Fincantieri è controllata da Cassa Depositi e Prestiti e impiega risorse pubbliche. Ma soprattutto in relazione ai risultati più che deludenti dei manager, visto che dal 2014 a oggi dalla quotazione in Borsa, ha perso 220 milioni e ha 615 milioni di debito. Eppure Bono è stato addirittura premiato».

Stipendio lievitato sensibilmente

Il giornalista Gianni Dragoni sul Sole24ore aveva approfondito l’argomento spiegando come Bono si fosse aumentato «in sordina» il suo stipendio. Bono, scrive Dragoni, «è stato a lungo dirigente dell’Efim, ente pubblico manifatturiero che controllava l’industria delle armi, messo in liquidazione nel ‘92 da Giuliano Amato, perché aveva 18mila miliardi di vecchie lire di debiti». Ma poco dopo Bono fu chiamato alla Finmeccanica, guidata da Fabiano Fabiani, diventandone direttore generale e amministratore delegato. Poi, «grazie all’appoggio di Claudio Scajola passò alla guida di Fincantieri. E’ lì da oltre 16 anni. Dal luglio 2014 la società è quotata in Borsa. Così possiamo sapere che lo stipendio di Bono è lievitato sensibilmente negli ultimi tempi. A partire dal maggio 2016 la quota fissa è aumentata del 29 per cento.

Un vero e proprio Bengodi

Come se non bastasse è stato introdotto un piano 2016/2018 che prevede per il primo ciclo l’assegnazione gratuita a Bono di 2.237.927 diritti a ricevere altrettante azioni ordinarie Fincantieri» e tale numero di diritti in caso di overperformance «potrà essere aumentato fino a un massimo del 30 per cento, quindi fino a 2.903.305 azioni». Ma questi benefit non riguardano solo Bono. Sottolinea Dragoni che si tratterebbe di un vero e proprio «Bengodi per lui e gli altri 46 manager ai quali il piano è diretto: in totale si prevede l’attribuzione di cinquanta milioni di azioni gratuite, tra Bono e gli altri».

Indebitamento aumentato

Ora, negli ultimi anni l’indebitamento è aumentato e rispetto al 2015 i debiti finanziari netti sono saliti nel 2017 da 438 a 615, nonostante Bono sia riuscito a correggere la discesa riportando gli ultimi bilanci in attivo. «Da quando è quotata in Borsa la società non ha distribuito dividendi ai soci», scrive ancora Dragoni (l’articolo è stato scritto però nel 2017 e i dati valgono fino a quell’epoca). «Il cda che decise l’aumento di Bono si è riunito il 20 luglio 2016 e quel giorno le azioni Fincantieri valevano 0,3525, cioé il 55 per cento in meno rispetto al prezzo di collocamento di due anni prima». Da allora, a onor del vero, va detto che sono risalite. Con grande soddisfazione di tutti, ovviamente. Dirigenti compresi.

Ora che Fincantieri, l’Airbus dei mari, come è stato soprannominato, sia incaricata di ricostruire il ponte Morandi, va benissimo. Nella sua interrogazione, Vallascas accennava anche a difficili intrecci familiari per spiegarsi questi «ingiustificati» aumenti di stipendio. Tanta durezza forse stride un po’ con le scelte di oggi.

Pierangelo Sapegnodi di Pierangelo Sapegno, editorialista   
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