Effetto serra e Jet stream, vi spiego cosa sta succedendo e perché il clima sta impazzendo
Un riscaldamento del genere si è registrato solo tre volte negli ultimi 800 anni. Due di queste tre volte si sono verificate negli ultimi dieci anni

Nei giorni scorsi, in cima alla Groenlandia, a oltre 3 mila metri, il ghiaccio ha cominciato a sciogliersi. La valanga d’acqua creata dalla riduzione del ghiaccio della Groenlandia (solo l’Antartide ne ha di più) si è riversata in mare in quantità record, alzando d’un colpo il livello degli oceani di mezzo millimetro, che sembra poco solo se non considerate che corrisponde al volume necessario per tenere tutta Italia sotto un metro e mezzo d’acqua. Ma non è questo che preoccupa di più gli scienziati. Il problema è che un riscaldamento del genere si è registrato solo tre volte negli ultimi 800 anni. Due di queste tre volte si sono verificate negli ultimi dieci anni.
Dove spira il vento
Per capire cosa succederà del nostro clima bisogna guardare in alto, dove scorrono i grandi venti della parte superiore dell’atmosfera. I meteorologi definiscono questi fasci di vento che circondano il globo “correnti a getto”, jet stream nella più comune dizione inglese. Molti scienziati pensano che siano il fenomeno che, singolarmente, esercita l’influenza più diretta non solo sul nostro clima futuro, ma anche, spesso, specificamente sul nostro meteo attuale. Ce ne sono quattro, due per emisfero, ma quella più studiata è la corrente dell’Atlantico settentrionale, per il banale motivo che influenza il clima dell’Europa e degli Stati Uniti. E’ un fascio di venti che spirano ad un’altitudine fra gli 8 e i 12 mila metri, ad una velocità di circa 200 chilometri l’ora, ma che può arrivare a 400. Vanno da ovest a est e sono il motivo per cui, grazie al vento in poppa, per volare da New York a Roma si impiega meno che per volare in senso opposto. Si trova sui 60 gradi di latitudine, lungo il confine fra Canada e Stati Uniti e all’altezza di Londra e Copenhagen.Più o meno, perché la corrente di vento, spessa alcuni chilometri, ha un’ampiezza di qualche centinaio di chilometri e oscilla con grande facilità, fino a lambire occasionalmente, ad esempio, il continente africano.
Quando il Jet Stram sbanda
Sono proprio questi sbandamenti del jet stream il problema e la determinante del clima. A nord della corrente, verso il Polo Nord, l’atmosfera è umida e fredda. A sud, verso l’Equatore, calda e più asciutta. Stare sopra o sotto il jet stream, insomma, è cruciale. Il punto è che si muove. Del resto, in linea di principio, non dovrebbe neanche stare lì.
Quasi sempre, il vento spira da un posto più freddo ad uno più caldo, dove l’aria evapora, sale e lascia il posto all’aria che arriva. In termini generali, quindi, il vento è determinato dalla differenza di temperatura e, dunque, di pressione. Più forte la differenza, più forte il vento.
Sulla Terra, la differenza più forte di temperatura è fra il Polo e l’Equatore. Ed è questa l’origine del North Atlantic Jet Stream. Perché, allora, non spira da nord a sud, dal Polo all’Equatore? Perché la Terra gira, da ovest verso est. Questo moto piega il vento verso est, fino a trasformarlo in un anello che circonda l’emisfero settentrionale, che tiene il freddo a nord e il caldo a sud.
L’effetto serra
Ed è qui che entra in gioco l’effetto serra. L’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera, impedendo al calore di disperdersi nello spazio sta provocando un riscaldamento che è più veloce sull’Artico che all’Equatore. Questo vuol dire che la differenza di temperatura che determina il jet stream si riduce e la corrente a getto diventa meno solida e compatta. Oscilla più facilmente, determina curve e vere e proprie anse. Il jet stream, invece, di un cerchio che gira, come l’hula hoop, sembra lo scorrere sullo schermo di onde radio. Il risultato è che intere regioni possono essere intrappolate in un’ansa.
E’ quello che è avvenuto nelle scorse settimane. Lo scioglimento dei ghiacci in cima alla Groenlandia della scorsa settimana era il risultato dell’aria calda subtropicale, intrappolata nell’ansa creata dalla corrente ad alta quota. E’ la stessa ansa che, una settimana prima, alla fine di luglio, era sopra l’Europa e aveva creato l’ondata di calore di luglio.
Grande caldo e grande freddo
Ma avviene anche il contrario, in pieno inverno. L’ansa, in questo caso, consente all’aria gelida del Polo invernale di arrivare e installarsi, per un periodo, anche in zone temperate, creando le grandi, improvvise gelate che abbiamo sperimentato in questi anni. Un fenomeno più vistoso negli Stati Uniti, dove non esistono barriere montuose est-ovest, che frenino i venti settentrionali, ma che abbiamo avvertito con forza anche in Europa.
E, ora, cosa succederà? Come spesso capita nelle scienze del clima, gli studiosi, che hanno cominciato ad esaminare ed accumulare dati sui jet streams da meno di 40 anni, non riescono a mettersi d’accordo sugli sviluppi futuri. In termini non di meteo temporanei (la singola ondata di calore o la singola gelata), ma di cambiamenti climatici strutturali e permanenti, il futuro dei jet streams può radicalmente modificare le prospettive delle singole regioni dell’Europa o degli Stati Uniti.
Il riscaldamento relativo dell’Artico rispetto all’Equatore, determinato dall’effetto serra, e la corrispondente riduzione della differenza di temperatura e pressione può indebolire e slabbrare il jet stream sul nord dell’Atlantico, creando sempre più frequentemente sbalzi record di temperatura, sia in estate che in inverno: gelate, ondate di calore, alluvioni, siccità, spesso del tutto imprevedibili.
Ma potrebbe anche compattare il jet stream, spostandolo, però, più a nord, esponendo in modo più stabile il Nord Europa a temperature più miti, ma il Mediterraneo a climi più africani.