“Verso la prescrizione per gli ex terroristi rossi in Francia”

'Il tempo fugge'. Le Figaro ricorda caso Bergamin e Di Marzio

Luigi Bergamin e Cesare Battisti a Parigi
Luigi Bergamin e Cesare Battisti a Parigi
TiscaliNews

"Tempus fugit", il tempo fugge: con una locuzione latina, il quotidiano Le Figaro richiama l'attenzione su un'imminente scadenza di calendario nella comune agenda italo-francese: la prescrizione di Luigi Bergamin e Maurizio di Marzio, due ex terroristi rossi macchiatisi di gravi crimini negli Anni di piombo e fuggiti Oltralpe, sotto l'ombrello della dottrina Mitterrand. La prescrizione dei reati per i quali sono stati condannati sarebbe imminente. Una vicenda tornata di stretta attualità dopo la cattura e il rientro in Italia, il 14 gennaio 2019, di Cesare Battisti, e l'impegno dichiarato dall'allora governo giallo-verde di ottenere l'estradizione anche degli altri latitanti fuggiti Oltralpe.

All'epoca, in un contesto infiammato dalle bordate del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, contro la Francia di Emmanuel Macron, i rispettivi ministeri della Giustizia di via Arenula e Place Vendome, moltiplicarono gli scambi tecnici per fare il punto sui latitanti. Poi, forse anche a causa del coronavirus, il tema è passato in cavalleria, almeno in Francia, tanto che Le Figaro si chiede ora se i "terroristi italiani degli anni di Piombo" non verranno "presto salvati dalla prescrizione?".

Un riferimento, in particolare, a Luigi Bergamin, tra gli ideologi dei Pac, il gruppo armato in cui militò Battisti, condannato per due omicidi tra cui quello del macellaio Lino Sabbadin (per cui è stato condannato anche Battisti) e Maurizio di Marzio, altro ex brigatista che partecipò al tentativo di sequestro del poliziotto Nicola Simone. Secondo quanto scrive il giornale francese i fatti per cui questi due latitanti sono stati condannati in Italia a pesanti pene di carcere verranno prescritti rispettivamente l'8 aprile e il 10 maggio.

Nell'articolo viene citato, tra l'altro, Matteo Ghisalberti, corrispondente a Parigi del giornale La Verità che ha visto una lettera con cui il ministero della Giustizia sollecita nuovamente l'estradizione alla controparte francese, ricordando una procedura avviata il 20 gennaio 2020. Secondo lo stesso giornale un incontro tra i Guardasigilli Marta Cartabia e Eric Dupond-Moretti, avrebbe dovuto tenersi la settimana scorsa, ma è stato rinviato a domani 8 aprile, in modo virtuale.

A inizio 2019, il ministero della Giustizia guidato da Alfonso Bonafede sottopose ai colleghi francesi una lista di una quindicina di nomi. Oltre a Bergamin e di Marzio, Giovanni Alimonti, leader delle Br-Pcc, condannato a 22 anni al processo Moro ter. Ermenegildo Marinelli, che fece parte del Movimento comunista rivoluzionario, Paola Filippi, anche lei ex membro dei Pac, condannata a 23 anni di carcere per banda armata, Roberta Cappelli e l'ex marito Enrico Villimburgo, entrambi membri di spicco della colonna romana delle Br, condannati all'ergastolo per vari omicidi. E ancora: Raffaele Ventura; Enzo Calvitti, ex Br, condannato a 21 anni per tentato omicidio. Paolo Ceriani Sebregondi, di estrazione nobile, entrato nelle Br, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Carmine De Rosa, responsabile del servizio di sorveglianza della Fiat di Cassino. Maurizio Di Marzio, ex Br, che partecipò al tentativo di sequestro del poliziotto Nicola Simone. Gino Giunti, che fece parte della struttura toscana delle Br, Giorgio Pietrostefani, dirigente di Lotta continua condannato a 22 anni di carcere per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi. E poi: Sergio Tornaghi, ex esponente della colonna Walter Alasia delle Br, condannato all'ergastolo per partecipazione a banda armata e concorso nell'uccisione del direttore del Policlinico di Milano Luigi Marangoni e del maresciallo Di Cataldo. Tra gli ultimi entrati nella lista c'è Narciso Manenti, condannato per aver ucciso nel 1979 un carabiniere, Giuseppe Gurrieri, di fronte agli occhi del figlio adolescente.