[Il personaggio] La top manager di Unicredit che lascia tutto per combattere la fame e la povertà in Tanzania
Tiziana Bernardi, 60 anni, da tre è al lavoro in un monastero benedettino per portare sviluppo in una delle regioni più arretrate del pianeta
Ci sono storie che è bello raccontare, oltre che utile. Una di queste è sicuramente quella dell’ex manager di banca, Tiziana Bernardi, che a 57 anni ha lasciato la sua carriera di successo per andare a realizzare un progetto al limite dell’utopia in Africa. Esattamente in Tanzania, dove punta a far diventare un monastero benedettino il motore di sviluppo e cambiamento di una delle zone più povere del mondo.
L'addio alla carriera
"Tre anni fa - ha spiegato Tiziana al quotidiano Avvenire - da un giorno all’altro ho dato le dimissioni. Ho lasciato il mondo dei miliardi ma non il mestiere: ora l’impresa che gestisco è ancora più grande e richiede la stessa managerialità, solo che è sperduta nella savana e ha un obiettivo altissimo, cambiare il mondo". Per 40 anni Tiziana ha lavorato in banca. Partita come semplice impiegata ha scalato i gradini della carriera per arrivare fino alla poltrona di direttore centrale di Unicredit, uno dei più importanti colossi finanziari italiani.
Una speranza per centinaia di migliaia di persone
"Ho scritto un enorme progetto – ha proseguito nel suo racconto - affinché il monastero di Mvimwa, che sorge nella regione più arretrata della Tanzania, sia protagonista della trasformazione sociale dei dieci villaggi intorno, abitati da 20mila persone, poi di tutto il distretto di Nkasi (320mila persone), infine dell’intera ragione di Rukwa, un milione e mezzo di abitanti, il 60% dei bambini denutriti e una vita media di 50 anni. Perché un modello che in piccolo ha successo è sempre replicabile in grande".
Il momento di svolta
Come è arrivata una manager in carriera ad una svolta di questo tipo? Tutto ha inizio 5 anni fa con un viaggio in Tanzania. “Ero partita con uno dei miei due figli e diversi amici – ha spiegato - perché una brutta notizia mi aveva stroncata. A mio marito Carlo era stato diagnosticato una rara forma di tumore inoperabile e con prospettive di sopravvivenza quasi nulle, per la prima volta ero schiacciata, mi fermai a chiedermi che cosa ci stiamo a fare quaggiù. Non avevo una ricetta ma ero consapevole che la vita andava riformulata. Carlo poi fu curato con alcuni farmaci sperimentali e guarì, ma io avevo bisogno di capire, così organizzai questo viaggio tra orfanotrofi".
Il patto con l'abate
“Arrivata al monastero di Mvimwa – ha proseguito - qualcosa successe. Io, la persona più razionale del mondo, ebbi una folgorazione. Avevo 56 anni e dovevo ricominciare tutto da capo. Non ero mai stata prima in un monastero, ma quel giorno mi confessai per tre ore con padre Lawrence, oggi per me come un figlio. Parte del nostro gruppo continuò il tour, io restai qualche giorno lì, dove l'abate mi scrutò nell'anima e mi disse che sarei diventata l'ambasciatrice del suo monastero nel mondo. Lì per lì non capii, tre mesi dopo negoziavo le dimissioni da Unicredit e mi accordavo con l’abate: tu preghi, io lavoro ma mi dai carta bianca”.
La chiave per il successo
L’obiettivo di Tiziana è molto sfidante: combattere la fame, assicurare assistenza sanitaria di base, educare su igiene e nutrizione, creare imprese e posti di lavoro, il tutto mobilitando il monastero per arrivare, con un effetto domino, a tutta la regione. “Se vogliamo che un altro mondo sia possibile – ha spiegato ad Avvenire - l’unica cosa da fare è vivere come se già esistesse. Non è utopistico pensare che da un monastero sperduto nella savana, dal quale giunge il giusto grido della famiglia umana, possa essere rilanciata una nuova meravigliosa storia italiana fatta di generosità intellettuale, competenza scientifica e coraggio imprenditoriale”. In bocca al lupo Tiziana.