Strage Sinnai, chi è la giudice che aveva già intuito l'innocenza di Beniamino Zuncheddu
Si chiama Francesca Nanni e ora è procuratrice generale di Milano. Nel 2019 aveva capito la verità sul pastore Beniamino Zuncheddu, in carcere da 32 anni (ora libero) per l'eccidio del Sinnai: potrebbe trasformarsi in uno dei più gravi errori giudiziari della storia italiana
Beniamino Zuncheddu, l’ex allevatore di 58 anni di Burcei (Cagliari), è stato scarcerato il 25 novembre dopo aver trascorso 32 anni dietro le sbarre. Fu condannato in via definitiva all’ergastolo per il triplice omicidio dell’8 gennaio del 1991, quando sulle montagne di Sinnai furono ammazzati tre pastori mentre una quarta persona rimase gravemente ferita.
Zuncheddu era stato da sempre ritenuto colpevole in base alla testimonianza da parte di Luigi Pinna, l'unico sopravvisuto alla strage, "ma era lecito chiedersi come avesse fatto a identificarlo, visto che il killer indossava una calza di nylon e aveva agito al buio", sostiene Francesca Nanni. "In un colloquio con la moglie, infatti, Pinna aveva ammesso che la verità era un'altra: un poliziotto gli aveva mostrato la foto di Zuncheddu, dicendogli che l'assassino era lui e di accusarlo davanti ai magistrati. Pinna aveva obbedito, salvo vivere con il tormento per trent'anni", continua Nanni.
Nel 2019, quando guidava la procura generale di Cagliari, Nanni si era imbattuta nel caso sconvolgente di Zuncheddu e aveva firmato una dirompente richiesta di revisione. Ora, dopo 32 anni di prigione e diversi anni di dubbi - cresciuti sempre più attorno al delitto - Zuncheddu è libero e all'orizzonte si profila uno tra i più gravi errori giudiziari della storia italiana.
La strage
La spedizione mortale a Sinnai era costata la vita a Gesuino e Giuseppe Fadda, padre e figlio proprietari dell’ovile teatro del delitto, e al loro dipendente Ignazio Pusceddu, tutti di Maracalagonis, ma secondo la procuratrice Nanni e l'avvocato Mauro Trogu non era stata portata a termine da Zuncheddu ed era invece strettamente connessa a un altro episodio criminale sviluppatosi tra l’ottobre 1990 e gli stessi giorni dell’eccidio: il sequestro dell’imprenditore Gianni Murgia di Dolianova.
A loro dire la strage sarebbe da imputare - forse - a un bandito morto nel 2009 e in precedenza condannato a 30 anni proprio per aver fatto parte della banda che aveva rapito Murgia, liberato tre giorni prima della strage dietro un riscatto di 600 milioni di lire. Il triplice delitto era stato messo a segno in pochi minuti da qualcuno arrivato all’ovile intorno alle 18.
Gli investigatori avevano imboccato la strada dei contrasti tra allevatori. Da una parte i Fadda, che stavano a Cuile is Coccus; dall’altra gli Zuncheddu, che gravitavano attorno all’ovile Masone Scusa. Vacche uccise, cani impiccati, aggressioni fisiche, scazzottate, minacce di morte da entrambe le parti. Sino alla mattanza, della quale l’unico responsabile era stato individuato in Beniamino Zuncheddu: aveva 27 anni, era arrivato all’ovile su un vespino, aveva imbracciato il fucile e ucciso il capo famiglia lungo la stradina di accesso alla proprietà; poi era salito verso lo stazzo e aveva fatto fuori il figlio del proprietario; quindi era entrato nel piccolo edificio sulla destra e aveva fulminato il servo pastore, che si era nascosto in una stanza interna; infine aveva sparato contro il genero del titolare, accucciato nella stessa camera. Il ragazzo però non era morto. Tutte accuse che ora si riveleranno presumibilmente false, ma che intanto sono costate 32 anni di carcere a Zuncheddu.
Chi è Francesca Nanni, la giudice che aveva capito tutto
Francesca Nanni, 63 anni, cresciuta a Genova, dal 25 gennaio 2021 è Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Milano, prima donna a ricoprire il ruolo. Un primato che ha l’ha accompagnata, dal 1986, in tutte le tappe della sua carriera di magistrato: Sostituto Procuratore a Sanremo, Sostituto Procuratore Distrettuale Antimafia a Genova, Procuratore Capo a Cuneo e Procuratore Generale a Cagliari. Super impegnata, affronta il lavoro con la speranza di fare qualcosa di utile per gli altri. Vive a Milano e quando può si rifugia nella sua casa in Liguria, dove cura un orto e un frutteto, scarica la tensione in palestra e ama la pesca di altura al tonno. Ad oggi coordina uno degli uffici giudiziari più importanti d'Italia.