Statue coperte, il segretario generale di Palazzo Chigi avvia un'indagine. Ironia e critiche sulla stampa straniera
"Massima sollecitudine" per capire chi abbia dato l'ordine di censurare l'arte dei Musei Capitolini
Un balletto di "io non c'entro" e distinguo vari ha accolto la polemica transfrontaliera per le nudità di statue e dipinti dei Musei Capitolini coperti da cartonati in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani. Dal premier Renzi al ministro della Cultura, Franceschini, passando per le Soprintendenze è stato un continuo rimpallo di responsabilità. Tanto che il segretario generale di Palazzo Chigi, Paolo Aquilanti, ha avviato un'indagine interna per poter accertare le reali responsabilità e fornire, con la massima sollecitudine, tutti i chiarimenti necessari relativi all'organizzazione presso i Musei Capitolini.
L'imbarazzo di palazzo Chigi è immaginabile, visto il risalto dato alla vicenda dalla stampa straniera. La Bild lo definisce un grave errore perché, coprire quelle statue "è come dire ai propri consanguinei: io non vi conosco". La consueta colonnina titolata "Post von Wagner" del quotidiano tedesco si occupa abbondantemente del caso in questione, come del esto buona parte dlela stampa tedesca. "Quello che voglio dire - continua il corsivo del tabloid - è: una statua nuda per me è più importante di un affare miliardario". In tutti gli articoli si sottolinea infatti che nell'occasione della visita fosse prevista l'intesa su importanti affari fra i due Paesi, e che per rispetto del sentimento religioso degli ospiti si sia deciso di coprire le statue. "Siamo tornati nel 1546?", conclude Wagner ricordando la censura cattolica che colpiva Michelangelo.
Anche il Times - ma scrivono sull'argomento molti giornali britannici - pubblica sotto forma di editoriale un dialogo immaginario fra Papa Francesco e il capo di Stato iraniano in cui i due discutono dei nudi coperti. "Li abbiamo coperti per decoro - spiega il Pontefice - Non vi volevamo offendere". E l'ipotetico Rohani risponde: "Sì, noi iraniani siamo fortemente retti. Non come voi italiani decadenti". "Io vengo dall'Argentina. Sono a Roma per lavoro", gli risponde Francesco. "Fa lo stesso. Tutti voi in Occidente, corrompete i giovani. Anche in Iran però non siamo immuni", afferma il capo di Stato, che poi chiede a Francesco: "A dire il vero ho notato quel copricapo (la papalina, ndr). Non siete ebreo vero?". "No", gli risponde Francesco.