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Sei terremoti in un giorno solo, il racconto del panico a Genova dopo il sisma di magnitudo 4,2

Scosse anche nelle Marche, in Sicilia, in Emilia e persino in Toscana. Per i sismologi non vi sono collegamenti, ma di certo è qualcosa che colpisce.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Viaggiatori alla stazione ferroviaria di Genova - Ansa
Viaggiatori alla stazione ferroviaria di Genova - Ansa

Finisce tutto bene e ovviamente la notizia è questa. Ma il racconto dei sei terremoti in tutta Italia in poche ore e in particolare della scossa che colpisce Genova è da manuale tellurico, per di più in una zona che normalmente non è su una dorsale sismica.

L’ufficializzazione del terremoto delle 15,39, durato alcuni interminabili secondi, arriva su carta intestata di Regione Liguria alle 16,01: “Una forte scossa di magnitudo 4.2 con epicentro nel Comune di Bargagli è stata avvertita a Genova e in tutta la provincia. La sala operativa della Protezione civile regionale sta facendo tutte le verifiche del caso ed è in contatto con il Dipartimento nazionale. Da un primissimo monitoraggio non risultano danni a edifici e persone. Sono comunque in corso tutti i contatti per gli approfondimenti”.

Alle 16,07 nuova scossa di magnitudo 1,9, con epicentro sempre a Bargagli, il primo Comune della Val Trebbia immediatamente a ridosso della città, e l’applicazione che monitora tutto questo segnala 690mila 324 abitanti nel raggio di venti chilometri dall’epicentro. Vuol dire che siamo a un tiro di schioppo da Genova, che è la sesta città d’Italia per popolazione. Alle 16,29 un’altra scossa, magnitudo 1,8, epicentro stavolta a Davagna, in Val Bisagno, sostanzialmente il paese accanto. Alle 17,32, sempre a Davagna, si sale a magnitudo 2,7.

E un quarto d’ora dopo anche una scossa nell’Appennino modenese, di magnitudo 3,8: sono le 17.47, la profondità è di 14 chilometri, l'epicentro nei pressi di Pievepelago. Un paio di minuti dopo una seconda scossa di magnitudo 3,2 della scala Richter, con epicentro a Fosciandora in provincia di Lucca, ed entrambe sono sentite in tutta la Lucchesia, ma anche a Prato e a Firenze.

E siamo al sesto terremoto – tecnicamente è proprio tale – in pochissime ore in Italia: prima nelle Marche, 3,9 a Folignano, in provincia di Ascoli Piceno, poi Bargagli, il più forte dei quattro, poi Paternò, in provincia di Catania, a ridosso dell’Etna, magnitudo 3,6.

I sismologi spiegano che non sono correlati, perché è la legge dei grandi numeri, ma certo è qualcosa che colpisce.

Ma concentriamoci su Genova: un colpo forte, intensissimo, il più forte in Italia negli ultimi tempi, che a metà pomeriggio rimbomba in ogni zona della città. L’epicentro è a Bargagli, ma la scossa si sente ovunque: nel ponente cittadino, ma anche fino al Tigullio, sulle alture come sulla costa, persino fra i bagnanti in spiaggia a godersi una splendida giornata di sole.

Ai piani alti degli edifici sembra di essere in case di carta: le pareti tremano distintamente e in qualche caso cadono anche alcuni oggetti dai tavoli e i soprammobili. A Certosa e a Sampierdarena, ai due estremi di quello che era il Morandi e oggi il nuovo ponte San Giorgio, la gente scappa istantaneamente per strada.

Luca Bizzarri, che nei suoi Tweet ha il dono della sintesi, scrive immediatamente: “Che botta! #terremoto” e immediatamente i suoi followers raccontano la propria esperienza, chi ha visto il condominio piegarsi, chi ha sentito distintamente ogni scossa, chi si è spaventato.

Al laboratorio analisi del Policlinico San Martino, che è l’ospedale più grande d’Europa, Luca Nanni - il primario del laboratorio analisi, centro di assoluta eccellenza - sta elaborando dati ed esami e le provette quasi gli impazziscono davanti. Nei reparti ai piani superiori del Monoblocco, il corpaccione centrale dell’ospedale, la scossa si sente ancora più distintamente.

Nel Municipio Levante, il presidente Federico Bogliolo sta spiegando le linee programmatiche ai suoi consiglieri. Il palazzo è storico, anche Garibaldi è passato da queste parti, non a caso la frazione della città, ex Comune autonomo prima dell’unificazione nella Grande Genova, si chiama Quarto dei Mille. Antonella Benvenuti, consigliera votatissima di Fratelli d’Italia vede i lampioni davanti alla finestra muoversi distintamente. All’inizio pensa di essersi sbagliata lei, ma tempo pochi secondi e la sala consiliare viene evacuata.

In piazza De Ferrari, al centro del centro della città, dove si stanno montando le installazioni per i fuochi d’artificio della sera per festeggiare l’apertura del Salone Nautico, le persone si riversano a centinaia in strada, compresi coloro che vengono fatti evacuare da Palazzo Ducale, dove è in corso un evento, e si ritrovano tutti a fianco della fontana, sempre rassicurante, nel luogo storico della reazione al terrorismo come del crollo del Morandi, nel centro civile della città.

Trema il ponte di Sori, importante snodo sull’Aurelia, trema la strada a Sturla, trema tutto un po’ ovunque e, paradossalmente, forse il posto dove le scosse si sentono meno è il Salone Nautico, che sta festeggiando la giornata inaugurale con tre ministri e l’orgoglio del presidente della Regione Giovanni Toti e del sindaco Marco Bucci perché è stata l’unica Fiera che non si è mai fermata nemmeno con la pandemia, con tutte le precauzioni del caso, un altro tocco del modello Genova.

E si sente meno perché, nonostante i capannoni siano prefabbricati e quindi meno stabili, siamo sull’acqua, dove la scossa viene attutita.

Toti, che insieme all’assessore Giacomo Raul Giampedrone ha fatto della Protezione Civile uno dei settori centrali del suo governo regionale ed è sempre in stretto contatto con il capo del dipartimento Fabrizio Curcio spiega: “Dal salone Nautico dove mi trovavo, mi sono messo subito in contatto con la Protezione civile Nazionale e con i Vigili del Fuoco e non risultano danni alle persone. Nei primi minuti successivi al terremoto sono state ben 146 le chiamate ricevute dalla centrale operativa del 112 presso l’Ospedale San Martino di Genova. Subito dopo il sisma ci siamo messi in contatto con il sindaco di Bargagli che ci ha rassicurato e ci ha comunicato di non aver rilevato danni”.

Le telefonate al numero di  emergenza si moltiplicano e dalle 15:39, orario della prima scossa, alle 18, state 303 le chiamate ricevute dal 112.

La circolazione ferroviaria viene istantaneamente bloccata, già dalle 15,50, e resta a lungo sospesa in via precauzionale sulla linea Genova-La Spezia tra le stazioni di Genova Brignole e Santa Margherita Ligure e nella tratta Genova-Ronco Scrivia sulle linee Genova-Milano, Genova-Torino e Genova-Busalla. “Il provvedimento – spiegano dalle ferrovie - si è reso necessario per consentire ai tecnici di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) le necessarie verifiche dello stato della linea a seguito della scossa di terremoto. Non ci sono treni fermi in linea, ma sono tutti fermi nelle varie stazioni”.

Ma anche questo provvedimento, sacrosanto, crea il panico nelle decine di migliaia di pendolari che gravitano su Genova e vagano per tutto il pomeriggio alla ricerca di autobus e mezzi alternativi per tornare a casa: i mezzi arancioni dell’Amt, la municipalizzata dei trasporti genovese, sembrano formiche impazzite, le corriere argentate del servizio provinciale partono in continuazione con la scritta “Completo”.

Sul sagrato della chiesa di Pieve Ligure Alta crolla una statua, un angioletto. E all’interno vola l’intonaco.

La testimonianza è la stessa per tutti: “In tanti anni mai sentita una scossa così forte”.

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