[Il retroscena] Dal decreto per la ricostruzione del ponte Morandi scompare la parola Genova. E diventa “Urgenze”, ma è in alto mare
La bozza di decreto scritta a Genova da Regione, Comune e Autorità portuale è arrivata a Palazzo Chigi venerdì, ma nessuno l’ha presa sul serio. Ieri sera il pre consiglio dei ministri ha avviato la scrittura del testo, che cambia nome e si chiamerà “Urgenze”. Prevede la sospensione della concessione ad Autostrade, che pagherà i lavori che saranno realizzati da Fincantieri. Protesta Toti: “Non si scherza con la burocrazia e i tempi, vogliono vedere gli operai a fine settembre”
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Ventisette giorni dopo il crollo del Decreto che dovrebbe sbloccare la situazione, mettere in campo una iniziativa straordinaria e far partire la ricostruzione ancora non c’è traccia. Lo chiede a gran voce e ormai da tempo Giovanni Toti, ma il governo tarda ad intervenire. “Il decreto Genova per la sicurezza delle infrastrutture dovrebbe arrivare già questa settimana, siamo al lavoro per quello: è la nostra priorità”, ha garantito ieri il sottosegretario alle Infrastrutture Michele Dell’Orco, Cinquestelle. Ancora una settimana? Perché così tanto tempo? Cosa blocca l’intervento del governo, considerato che i governi precedenti per approvare decreti che affrontassero emergenze gravi come il sisma dell’Aquila, quello di Amatrice o per il ripristino e la messa in sicurezza dopo le diverse alluvioni che hanno colpito Nord e Sud Italia negli anni scorsi ci hanno messo non più di dieci giorni? Per scoprirlo bisogna confrontare le richieste degli enti locali con le “concessioni” che sono disposti a fare loro i grillini.
La bozza di Decreto contenente i desiderata di Regione Liguria, Comune di Genova e Autorità portuale della città della lanterna è stata preparata giovedì sera e protocollata alla Presidenza del consiglio dei ministri la mattina dopo, venerdì sul presto. Il testo, del quale era stato informato Edoardo Rixi, altro sottosegretario del ministero di Danilo Toninelli, però ligure e leghista, conteneva tre richieste: la deroga al Codice degli appalti che consenta di bypassare le gare europee ed avviare subito la costruzione del nuovo ponte, la creazione di una Zona logistica speciale (Zes) che consente di avere una tassazione agevolata e alcune semplificazioni burocratiche nei dintorni del porto sul modello di quanto si è provato a fare anche in altre città portuali e aiuti sotto forma di sgravi fiscali e di ammortizzatori sociali per le decine di imprese che insistono nella “zona rossa” o che fanno parte dell’indotto e sono danneggiate dal black out dei trasporti. Il primo punto è quello decisivo: consentirebbe immediatamente a Fincantieri di cominciare a predisporre la realizzazione del progetto che Renzo Piano ha messo - gratuitamente - a disposizione.
Sono passati cinque giorni e da Palazzo Chigi, però, non è tornato indietro nemmeno un feedback. “Se il Governo pensa in un rigurgito di centralismo della passata legislatura di fare una battaglia nazionale passando su Genova o imporre a Genova qualche ritardo pur di conquistare altri obiettivi o di dettare l'agenda alle istituzioni locali siamo in un territorio opposto; passeranno sul mio corpo”, accusava ieri mattina il governatore ligure, già consigliere politico di Silvio Berlusconi. Il risultato è che una prima discussione sui contenuti, inizio di un confronto che sembra destinato a durare a lungo, c’è effettivamente stata ieri pomeriggio. Stava calando il sole su Roma quando è stato convocato un pre-Consiglio dei ministri nel corso del quale i capi degli uffici legislativi dei (tanti) ministeri interessati al decreto hanno potuto confrontarsi e dire la loro.
Se sull’opportunità di ribattezzare il decreto “Urgenze” e di includervi misure a favore di Ischia e per il monitoraggio di molte infrastrutture a rischio comprese le assunzioni di nuovi ingegneri, la proposta fatta dagli uomini di Danilo Toninelli continua a non convincere gli uomini della Lega. La “brutta sorpresa” per Autostrade per l’Italia anticipata durante una partecipazione tv da Luigi Di Maio prende la forma di una sospensione della concessione per il tratto del Ponte Morandi. Le bozze discusse ieri usano proprio questa espressione: “sospensione”.
Nessuna nazionalizzazione, dunque, ma la società si vedrebbe sfilare la concessione per quel pezzo di strada e sarebbe comunque obbligata a rifondere i danni e a finanziare a sue spese l’opera che verrebbe realizzata da Fincantieri. Questa soluzione non convince chi - come i big leghisti e il governatore ligure - vorrebbero innanzitutto fare presto. Sono altissimi i rischi di un contenzioso e gli esautorati potrebbero non essere così collaborativi. Ecco perché può essere che servano altri giorni per richiedere nuovi pareri all’Avvocatura dello Stato. “Voglio vedere gli operai al lavoro a fine mese o, al massimo, la prima settimana di ottobre. Attenti ai tempi e alla burocrazia, perché si scherza col fuoco…”, avverte Toti. “Stanotte prima di addormentarmi ho riletto una storia che è quella del viadotto Himera sull’autostrada siciliana che da Palermo va a Messina. Quel viadotto è caduto nel 2015. I lavori non sono ancora cominciati e sono stati affidati solo due giorni fa.
Sono passati quindi 2 anni e 10 mesi per l'affidamento di un lavoro a Anas. Questo per chi dice che tra pubblico e privato c'è una differente capacità di intervento”, ha aggiunto. Se i leghisti, cioè il restante 50% del governo sono pubblicamente zitti, i Cinquestelle se la prendono con l’azzurro, noncuranti del suo rapporto strettissimo con Matteo Salvini. “Non è accettabile che Toti si permetta di dare ultimatum al governo evocando o, peggio, minacciando una possibile “pioggia di ricorsi” se solo qualcuno oserà mettere in dubbio il suo ruolo di commissario”, scrivono in una nota i pentastellati liguri. Nelle prime ore dopo il crollo del 14 agosto si era ventilata la nomina del governatore come commissario straordinario per la ricostruzione, ma le tensioni coi Cinquestelle avrebbero fatto sfumare questa ipotesi.
La lentezza con la quale si sta muovendo l’esecutivo ha attirato anche le critiche del Partito democratico. “Perchè il ministro delle Infrastrutture non convoca lui l'architetto Renzo Piano e Fincantieri e dice finalmente come intende procedere per la ricostruzione del ponte Morandi?”, chiede la deputata ligure del Pd Raffaella Paita, già candidata alla presidenza della Regione Liguria. “Stanno creando tutte le condizioni perchè Genova e la Liguria rimangano isolate per sempre”, ha concluso.
Nell’attesa che si definiscano i dettagli del decreto, che dovrà comunque essere convertito dal Parlamento entro sessanta giorni, gli enti locali liguri sono al lavoro. I vigili del fuoco hanno effettuato ieri sopralluoghi per l’installazione dei sensori, indispensabili per consentire agli sfollati di rientrare nelle case a riprendersi oggetti ed effetti personali, mentre il Comune recupera e assegna case temporanee: “La priorità sono gli sfollati, dare la casa a tutti. Mancano una ventina di famiglie su 250”, dice il sindaco Marco Bucci, pure lui forzista. Contemporaneamente è al lavoro la Procura di Genova: ieri è stata ascoltata nel tardo pomeriggio la prima testimone. Si è trattato della responsabile dell’ufficio marketing di Cesi, nota società di consulenza ingegneristica: la notte del 14 agosto rispose con una mail al dirigente di Autostrade sostenendo che la tragedia poteva essere stata causata da “probabili fatti collegati al progetto originario”.