Quando la storia insegna. Rapina e omicidio: alle battute finali il processo sul controverso caso dei due immigrati
Dal caso di Sacco e Vanzetti, condannati a morte negli Usa per un omicidio che non avevano commesso, alla cronaca odierna dei citofoni
È ormai giunto alle battute finali il processo sul caso di rapina e omicidio a carico di due immigrati. I due sono accusati di aver preso parte ad una rapina a un calzaturificio uccidendo un cassiere e una guardia giurata.
Una vicenda controversa
La vicenda ha acceso gli animi creando un forte dibattito sui media e nell’opinione pubblica. Vi sono stati scontri tra innocentisti e colpevolisti culminati nell’assalto all’associazione che sostiene le ragioni dei due imputati. Tensioni si sono avute anche nell’aula giudiziaria, dove le ultime dichiarazioni del pubblico ministero hanno scatenato forti reazioni tra il pubblico.
L’arresto e l’accusa
I due sono stati fermati in seguito a un controllo casuale a bordo di un tram. Trovati in possesso di un’arma da fuoco, sono stati immediatamente arrestati. I primi rilievi sull’arma hanno indotto gli inquirenti a sospettare un collegamento con la rapina al calzaturificio “S&M” avvenuta il 15 aprile. Le successive indagini condotte dalle forze dell’ordine hanno consentito di confermare i sospetti. I due sono così finiti sul banco degli imputati con la gravissima accusa di rapina a mano armata e omicidio volontario.
L’indignazione per la rapina e le accuse di razzismo
La particolare violenza ed efferatezza della rapina aveva suscitato un moto di indignazione nell’opinione pubblica. Indignazione che appare cresciuta da quando ad essere accusati del fatto sono stati due stranieri. A essa ha fatto da contraltare la protesta della comunità di appartenenza dei due immigrati che sostiene che le accuse siano dominate dal pregiudizio, che i due siano finiti in prigione solo perché stranieri.
A rasserenare il clima non hanno certo giovato le ultime dichiarazioni dell’accusa che sembrano tuttavia riflettere un sentimento diffuso nel Paese e che, accanto a qualche protesta, hanno generato un coro di approvazione. Vale la pena riportarle.
L'arringa dell'accusa
“Ma quali testimoni? Una fila di squallidi personaggi, usciti dai bassifondi della nostra società: miserabili straccioni! E non ingiurio nessuno se dico che i testimoni della stessa nazionalità dei due accusati sono meno attendibili. Certo. Fa male al cuore vedere dei poveretti, arrivati dai paesi più lontani e miserandi, incivili bisogna pur dirlo! Fa pena, certo, pensare ai loro sforzi inumani per mettere radici in una civiltà superiore. Per cercare di adeguarsi ai nostri costumi, alla nostra mentalità. Ma a chi mi accusa di razzismo rispondo: quale razzismo peggiore di chi, come la difesa, vuole contrapporre a leali cittadini, a testimoni ineccepibili e coscienziosi, una massa di poveri immigrati?”.
“Gente che non sa nulla dei nostri principi nazionali, dei grandi ideali di democrazia e di giustizia che regolano la nostra libera società. Individui che non parlano neppure la nostra lingua. È gente come questa che rappresenta il maggior pericolo per le nostre libere istituzioni. Dobbiamo avere comprensione certo. Ma non fino al punto di metterle in pericolo. L’avvocato della difesa ha nominato il Ku Klux Klan. Ma sa costui che tipo di usanze corrono tra gli immigrati? Sa che tra gli italiani vi sono riti di sangue in cui il sangue del maestro viene materialmente mescolato a quello del discepolo, del nuovo iniziato? Sono barbari! Barbari!”.
Il caso fu emblematico
Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, immigrati italiani negli Stati Uniti, furono ingiustamente accusati della rapina al calzaturificio «Slater and Morrill», a South Braintree, un sobborgo di Boston. Il processo si concluse con la condanna alla pena capitale, eseguita nella notte del 23 agosto 1927. Nel 1977, cinquant’anni dopo l’esecuzione, Michael Dukakis, governatore del Massachusetts, stato dove avevano avuto luogo sia la rapina che il processo, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti. Il discorso del procuratore Frederick G. Katzmann al processo contro Sacco e Vanzetti è tratto dal film Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo.