[La polemica] Così smonto lo scoop delle Iene, Olindo e Rosa gli assassini della strage di Erba
Le Iene sono riusciti a realizzare una interminabile intervista a Olindo Romano, uno che già durante il processo non la finiva più di rilasciare logorroiche dichiarazioni spontanee
Aspettiamo con ansia dalle Iene un sevizio con tanto di scoop sulla santità di Stalin e pure di Hitler, avvalorata da qualche spacciatore di droga che si nasconde sotto false generalità. Per ora dobbiamo accontentarci dell’innocenza di Olindo e Rosa per la strage di Erba, nonostante: a) abbiano confessato; b) siano stati riconosciuti dall’unico sopravvissuto alla mattanza, che loro credevano fosse morto; c) i carabinieri abbiano trovato tracce di sangue di una delle vittime sulla loro auto; d) avessero scritto frasi ingiuriose sulla Bibbia contro Raffaella Castagna dopo la sua morte; e) una sfilza di testimoni abbia raccontato delle loro aggressioni continue, del «clima di terrore» che avevano instaurato nel condominio; f) tre gradi di giudizio e 26 giudici abbiano confermato la stessa sentenza di ergastolo per tutti e due, senza ombre di dubbio. Ma di fronte a uno scoop non c’è niente che tenga.
L'intervista a Olindo Romano
Così le Iene sono riusciti a realizzare una interminabile intervista a Olindo Romano, uno che già durante il processo non la finiva più di rilasciare logorroiche dichiarazioni spontanee, in genere contro i carabinieri, e a trovare Chemcoum Ben Brahim, un teste che te lo raccomando, spacciatore di droga che preferisce inventarsi false generalità e amenità varie a certificazione indubitabile della sua limpidezza, e che poi dice solo di aver visto degli arabi che litigavano sotto la casa della strage e forse pure Pietro Castagna, il fratello di Raffaella. Come se tutta questa gente - magari pure inventata, come le sue generalità - potesse essere responsabile di quella mattanza non si sa bene perché.
Ciò che le Iene non hanno detto
Ma la cronaca racconta un’altra storia. Tutto quello che le Iene non hanno detto. A Erba quell’11 dicembre del 2006 vengono ritrovati nell’appartamento di una corte ristrutturata i cadaveri di Raffaella Castagna, di suo figlio Youssef Marzouk, sua madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini, selvaggiamente uccisi a sprangate e colpi di coltello. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, è gravemente ferito, ma si è salvato perché ritenuto morto dagli assassini. All’inizio le indagini puntano su Azouz Marzouk, il marito di Raffaella, già arrestato pure lui per spaccio di droga. Il netturbino Olindo Romano e sua moglie Rosa Bazzi, domestica, che abitano a pian terreno, sono gli unici del condominio che non si preoccupano di quel che è successo. Però ai carabinieri mostrano lo scontrino di un McDonald’s senza che gliel’avessero chiesto: «Noi eravamo a cena fuori». L’orario è quello delle 21 e 37. La strage è avvenuta circa due ore prima. E nel locale fanno presente che quella è la prima volta che Olindo e Rosa sono venuti a mangiare così tardi. Entrambi presentano delle ferite quando vengono contattati informalmente nella prima notte dopo la strage: lui ha una ecchimosi alla mano e una all’avambraccio, lei un taglio sanguinante al dito. I carabinieri si mettono a indagare anche su di loro.
L’intercettazione ambientale
Alcuni amici di Raffaella raccontano che lei aveva detto che i due si erano persino messi a pedinarla qualche giorno prima di quell’11 dicembre e che lei era spaventatissima di questo. E dopo una intercettazione ambientale in cui quasi si fanno scoprire, li convocano in caserma il giorno dopo. I Ris hanno trovato una traccia di sangue sulla loro auto, attribuita a Valeria Cherubini, una delle vittime. Le Iene sostengono che «la prova non è certa per la modalità del suo ritrovamento e per il rischio di inquinamento». Peccato che invece questa traccia sia stata dichiarata «non compromessa» dai periti, quindi valida. I rilievi dei Ris sul luogo del massacro hanno anche accertato che gli assassini erano due, uno dei quali mancino. Rosa Bazzi è mancina.
Le liti con Raffaella Castagna
Nelle loro precise e accurate indagini, con un lavoro approfondito e minuzioso di ricerca delle prove e degli indizi, i carabinieri hanno scoperto anche che le liti con Raffaella Castagna erano pressoché continue, e che c’era persino una causa civile fra le parti che avrebbe dovuto tenersi due giorni dopo la strage: i coniugi Romano avevano aggredito e percosso la Castagna che aveva sporto denuncia contro di loro. Tutti i vicini di casa raccontavano di una vita insostenibile nel condominio, perché i Romano avevano creato un vero e proprio «clima di terrore e di violenza», con litigate furiose, lanci di vasi, minacce verbali e aggressioni, al punto che parecchi di loro avevano preferito trasferirsi altrove. Come se non bastasse, appena le condizioni di Mario Frigerio sono migliorate, ha potuto testimoniare ai carabinieri che di sicuro uno degli assassini era Olindo e che forse con lui c’era anche Rosa. Le Iene provano a contestare questa testimonianza dicendo che sarebbe stata influenzata dai carabinieri.
L’11 gennaio 2007
E’ la loro perla: non si capisce bene perché uno che è scampato a dei feroci assassini che gli hanno ammazzato pure la moglie, debba accusare un innocente con la stessa veemenza e sicurezza mostrata in aula durante il processo, quando gli puntò il dito contro urlandogli «sei tu l’assassino!», e lasciare libero un folle di riprovarci senza volere giustizia. L’11 gennaio 2007 davanti ai magistrati i coniugi ammettono di essere gli esecutori della strage, descrivendo con minuzia i singoli atti, uno dei quali, il fendente alla coscia di una delle vittime, inferto con una lama piccola, dal basso verso l’alto, coincide millimetricamente con le risultanze dell’autopsia. Le Iene sostengono la versione della difesa, che quelle confessioni sono piene di errori, che Rosa continua a chiedere «Va bene così?», perché non sa quel che dice. Ma, in realtà, sui verbali ci sono particolari mai apparsi prima sui giornali, che solo chi era presente sul luogo del delitto poteva conoscere. I due poi ritrattano dicendo che i carabinieri gli avrebbero lasciato credere che se avessero confessato avrebbero persino avuto i domiciliari. In Italia può anche succedere di tutto. Ma che uno confessi una strage e poi lo lascino a casa, a questo non siamo ancora arrivati.
Quando ridacchiavano fra di loro
Quando arriva il processo, i due passano tutto il tempo ridacchiando fra di loro, persino durante le deposizioni in aula delle fotografie del cadavere del piccolo Youssef. Ovviamente, questo non fa di loro degli assassini. Ma delle persone un po’ strane, di cui sarebbe meglio verificare la loro attendibilità, forse sì. Perché poi sostenere una cosa sbagliata non so mica se è uno scoop....