[L’inchiesta] Minacce al magistrato che indagò e archiviò il caso, prove distrutte e un colpo di pistola. I nuovi misteri nel giallo di David Rossi
Qualche giorno fa, il primo magistrato che indagò e archiviò il caso come suicidio ha ricevuto per posta un proiettile. E' Aldo Natalini, uno dei tre giudici che hanno lavorato alla vicenda. La missiva è stata intercettata dalla Polizia di Firenze. Perché minacciano Natalini? Chi ha interesse a farlo? Con qualche obiettivo?

Un mistero al giorno, come mettere le mani in un pozzo senza fondo. Si snoda piano, inesorabile come un giallo, il caso di David Rossi, il funzionario del Monte dei Paschi di Siena che, in piena crisi finanziaria, è morto dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio, ormai oltre quattro anni fa. Liquidata rapidamente come suicidio, la trama di questo evento si compone e si scompone e si arricchisce ogni giorno di nuovi fili. Si aggiungono ombre a ombre, e oggi sono più le pagine oscure che quelle chiare.
Nuovi sequestri
L'ultima notizia arriva dal pool di inquirenti, che hanno deciso, ad anni di distanza, di sequestrare atti e documenti che al momento della morte di Rossi furono considerati irrilevanti. Che cosa è accaduto nel frattempo? Cosa ha fatto cambiare direzione alle indagini? E che cosa ancora deve avvenire? Chi conosce il caso e frequenta gli ambienti giudiziari garantisce nuovi sviluppi e clamorose notizie.
L'inchiesta tv
L'improvvisa e nuova attenzione su quella strana morte si è riaccesa dopo una puntata della trasmissione Le iene, andata in onda a ottobre su Italia Uno. Fu ricostruito, con un lungo servizio, tutto lo scenario di contorno alla tragica morte del capo della comunicazione del Monte Paschi. Un riepilogo dei fatti, un focus sui tanti aspetti mai chiariti e poi una serie di interviste. Tra queste – come ricostruisce il Secolo XIX – anche un colloquio con l'ex sindaco di Siena e dirigente della banca, Pierluigi Piccini. Tra le tante cose di cui parla l'ex primo cittadino, ci sono anche notizie di festini, che il giornale ligure definisce misteriosi, a cui, secondo Piccini, avrebbero preso parte anche alcuni esponenti della magistratura. In ragione di ciò, secondo l'ex sindaco, andrebbe letta la rapida archiviazione del caso Rossi come di un suicidio.
Sospetto infamante
L'accusa è grave. Il sospetto è infamante. Mettere da parte la vicenda Rossi per chiudere rapidamente una pentola che se scoperchiata poteva mettere in difficoltà più di una persona. Il contenuto di quell'intervista è talmente esplosivo che interviene la procura di Genova e acquisisce la registrazione della puntata e tutto il materiale girato, con i tagli, i fuori onda, i commenti a margine. Interviene Genova perché il sospetto è su pezzi di magistratura toscana? Questo il dubbio che serpeggia.
Abuso d'ufficio
Di certo c'è che è stato aperto un fascicolo con un procedimento per abuso d'ufficio, però al momento a carico di ignoti. Nell'avvio dell'inchiesta, si deposita subito una lista di persone da sentire (molti dei quali intervistati in tv) per comprendere lo stato dei fatti. Secondo quanto riporta il Secolo XIX, nell'elenco ci sarebbero Giuseppe Mussari, ex presidente di Mds, molti dirigenti bancari, molti colleghi di Rossi, tra cui Fabrizio Viola, la segretaria Lorenza Pieraccini, Valentino Fanti, ex segretario di Mussari e del cda, Bernardo Mingrone, la vice di Rossi, Lorenza Bondi, Gian Carlo Filippone, Massimo Riccucci, l'imprenditore Antonio Degortes, e la vedova Antonella Tognazzi. L'obiettivo è, evidentemente, quello di fare luce sulle ipotesi sollevate dal servizio, su cui peraltro ci sarà un approfondimento perché i magistrati toscani sentendosi diffamati hanno presentato a loro volta una querela.
La pallottola al magistrato
Ma la vicenda di David Rossi presenta tanti risvolti. Questo non è il primo e c'è da temere che non sia neppure l'ultimo. Qualche giorno fa, il primo magistrato che indagò e archiviò il caso Rossi come suicidio ha ricevuto per posta un proiettile. Si tratta di Aldo Natalini, uno dei tre magistrati che hanno lavorato alla vicenda. La missiva è stata intercettata dalla Polizia di Firenze. C'era anche una lettera con minacce molto gravi. Perché minacciano Natalini? Chi ha interesse a farlo? Con qualche obiettivo?
Nuovi dubbi
Continua a seminare dubbi, quindi, questo strano suicidio, subito archiviato come tale nel 2013, poi riaperto da un altro magistrato nel 2015, con ulteriori strascichi e distruzione di reperti, indagini troppo rapide, e addirittura inchieste a carico dei giornalisti che sono andati a scavare per sollevare dubbi, perplessità su un caso dalla trama ancora oscura, che ora si arricchisce di nuovi sospetti. E, buon ultimo, sempre a mezzo stampa, arriva anche un altro mistero.
Il legale della vedova
Stavolta a sollevarlo, con una intervista a Repubblica, è Luca Goracci, avvocato della vedova di David Rossi, che si è battuta dal primo giorno perché venisse indagata a fondo la strana morte del marito. Il legale racconta di un nuovo testimone. “Il caso – dice l'avvocato a Repubblica - era stato riaperto nel novembre 2015. A febbraio 2016 mi telefona un tizio dicendomi che mi deve parlare del caso Rossi. Non vuole dare il numero di telefono, ma richiama sempre lui. Dopo un appuntamento mancato ci incontriamo nel mio studio: doveva essere l'inizio di marzo 2016. Sui quaranta, un metro e ottanta, distinto. Dice di essere un imprenditore che lavora nel mantovano. Dice di conoscere Rossi e di farsi vivo solo ora dopo tre anni passati all'estero, perché il caso era stato riaperto. Mi dice di aver fissato un incontro con David alle ore 18 del 6 marzo 2013, giorno della sua morte. Però di essere arrivato in ritardo di quasi due ore. Dice di essere arrivato lì e di aver visto il corpo di Rossi. Fa per avvicinarsi, ma succede l'imprevedibile: viene assalito alle spalle da tre o quattro persone. Dopo una breve lotta si divincola e scappa, mentre sente esplodere un colpo d'arma da fuoco".
L'uomo misterioso
Un racconto strano, che si compone di nuovi particolari sui motivi che avrebbero indotto l'uomo misterioso a incontrare Rossi e poi nuovi dettagli su quella scena e nuove rivelazioni su pagamenti in nero, operazioni sospette. Insomma, una nebulosa. “Dopo quell'incontro – dice ancora il legale - non l'ho più visto né sentito. Ma ricordo bene che si era presentato come Antonio Muto". L'intervista di Goracci convince il sostituto procuratore di Siena Nastasi a convocarlo. Perché parla solo ora, perché coi giornali e non con la procura? Queste le domande. Goracci risponde che si era presentato in Procura a Siena con alcune segnalazioni su misteri del caso Rossi (lettere, messaggi) ma che gli inquirenti ignorarono tutto, senza voler neppure acquisire quei documenti. A quel punto, il legale si convince che ogni altra segnalazione sarebbe stata inutile e desistette.
Cortina di nebbia
Ora, tutti i fili si ricollegano e il giallo riemerge. Nuovi elementi, nuove rivelazioni, nuove inchieste giudiziarie, atti acquisiti con anni di ritardo, denunce incrociate, archiviazioni, proiettili, minacce, uomini misteriosi, mezze rivelazioni, casi riaperti, sorprese, tutti contro tutti. Ha le caratteristiche del classico mistero italiano, quello della morte di David Rossi. L'unica cosa certa è che l'ex capo della comunicazione di Mps, quel 6 marzo del 2013, ha tirato l'ultimo respiro. Perché? Come? Nessuno è ancora in grado di dirlo. Ha fatto un volo dalla finestra del suo ufficio, mentre la banca dove lavorava era travolta dagli scandali, mentre la città era sommersa di sussurri e tensioni, mentre negli ambienti bene serpeggiava la paura. Suicidio? Omicidio? E in entrambi in casi, con quale contesto? Quali coinvolgimenti? Molti dubbi, nessuna certezza. Il timore è che la cortina di nebbia si faccia così densa che, come nel più classico dei misteri italiani, neppure la verità sarà mai tale.