[Il retroscena] La strategia della violenza dietro i raid di un gruppo organizzato tra gli ultras del Napoli
Il nuovo raid di ieri a Udine sembra confermare che oramai la violenza delle frange più arrabbiate della tifoseria azzurra è fuori di ogni controllo. Se a Verona erano stati 40 gli ultras protagonisti dell'assalto, davanti al Friuli il “pattuglione” dei teppisti era composto da circa 150 tifosi. Impossibile pensare che dietro non ci sia un gruppo organizzato e la ricerca decisa di spazio e visibilità
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E' di tre poliziotti feriti e un tifoso udinese, che ha rifiutato il ricovero in ospedale, il bilancio degli scontri all'esterno dello stadio di Udine prima della partita. I sostenitori delle due squadre sono venuti a contatto quando un gruppo di circa 150 tifosi napoletani si è allontanato dalla Curva Sud destinata alle tifoserie ospiti, puntando decisamente contro supporter friulani. Gli agenti delle forze dell'ordine, in tenuta antisommossa, hanno diviso e riportato i gruppi al loro posto. Sul posto un 'ambulanza del 118 ha prestato le cure ai feriti. Quattro i napoletani fermati, altri i tifosi azzurri identificati e a rischio di denuncia. E' in cinque settimane il quarto episodio in cui gli ultras del Napoli si distinguono come protagonista di violenze contro i supporter avversari: quindici giorni fa nella precedente trasferta a Verona, con un assalto a un bar del centro affollato di donne e bambini; nel penultimo turno casalingo di Champions con una brutale caccia all'uomo contro i tifosi inglesi, con tanto di pestaggio del pizzaiolo che difendeva i clienti aggrediti; in occasione del big match al San Paolo con l'Inter, con il lancio di sei bombe carte sui tifosi nerazzurri.
«Sono arrivati con tre furgoni e cinque macchine, circa 40 persone. Mi ha avvisato una persona che era qui fuori e abbiamo puntellato e chiuso la porta e resistito fino a quando non se ne sono andati. Così ci siamo salvati la vita: erano armati di coltelli e ci minacciavano di morte». E' agghiacciante la testimonianza resa ai microfoni dell'Arena web da parte di Alan Ceruti, il proprietario del bar nel centro di Verona bersaglio del raid dei tifosi napoletani in città per la partita con il Chievo, domenica 11 novembre.
«All'interno del locale – prosegue il suo racconto -c'erano famiglie con bambini. Era una domenica tranquilla come tante. La polizia è intervenuta un'ora e 20 minuti dopo l'accaduto: tante le telefonate fatte. Fortuna che ci siamo salvati tutti, c'è da capire il perché della mancata risposta delle forze dell'ordine». In realtà c'è scappato anche un ferito: uno dei tifosi dell'Hellas, l'altra squadra cittadina, che hanno fatto del bar caffè Oro bianco di corso Cavour un punto di ritrovo. Si è beccato una coltellata alla coscia. Gli è andata bene.
Il prefetto di Verona, dopo la denuncia sul clamoroso buco delle forze dell'ordine, ha riunito il comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza. In effetti la défaillance è particolarmente grave. L'odio tra veronesi e napoletani è antico e arcinoto. Risale ad almeno 30 anni fa quando a un “Vesuvio, lavali col fuoco”, i tifosi partenopei replicarono con un colpo di genio: “Giulietta è una zoccola”. Gli scontri diretti sono sempre stati da bollino rosso: oramai viene applicato sistematicamente il divieto di trasferta. Evidentemente in Questura hanno ragionato burocraticamente sulla innocuità dei confronti con il Chievo che ha pochi e moderati tifosi. Ben diverso il discorso sulla curva dell'Hellas, una delle più “nere” ed estremiste di Italia. Tra i tanti record che vantano anche quello del primo gruppo di tifo organizzato, le Brigate Gialloblu, sciolto in Italia, ben 30 anni fa, come associazione a delinquere. Un attacco talmente fuori da ogni logica, anche del più incattivito oltranzismo ultras, ha portato a una rapida presa di distanze di tutte le sigle del tifo organizzato azzurro con tanto di raccolta fondi per risarcire il danno. Secca la risposta del padrone del bar veronese: “No, grazie, i soldi vostri non li voglio”.
Il nuovo raid di ieri a Udine sembra confermare che oramai la violenza delle frange più arrabbiate della tifoseria azzurra è fuori di ogni controllo. Se a Verona erano stati 40 gli ultras protagonisti dell'assalto, davanti al Friuli il “pattuglione” dei teppisti era composto da circa 150 tifosi. Impossibile pensare che dietro non ci sia un gruppo organizzato e la ricerca decisa di spazio e visibilità