La sicilitudine di Pino Daniele un guaglione pazzo di 'Sicily'

E' logico ai limiti del banale ricordare Pino Daniele da questo pezzo di mondo attraverso le strofe di una lettera d'amore che il cantautore partenopeo scomparso la notte scorsa mise in musica per celebrare la nostra terra. Sicily, ripubblicata nel 1993 e resa celebre proprio con l'album 'Che Dio ti benedica', è una fotografia con vista su un futuro possibile.

di Francesco Lamiani per BlogSicilia

Palermo, 05.01.2015 - (Francesco Lamiani per BlogSicilia) - E’ logico ai limiti del banale ricordare Pino Daniele da questo pezzo di mondo attraverso le strofe di una lettera d’amore che il cantautore partenopeo scomparso la notte scorsa mise in musica per celebrare la nostra terra. Sicily, ripubblicata nel 1993 e resa celebre proprio con l’album ‘Che Dio ti benedica’, è una fotografia con vista su un futuro possibile.

Una sicilitudine che Pino Daniele, fieramente napoletano (tanto da avere sdoganato il proprio dialetto contaminandolo con i suoni fusion, jazz e funky), aveva comunque nel suo tratto, nel proprio modo di interpretare una terra che non era la sua, ma che gli fece cantare comunque “io son pazzo di te ‘e chesta furtuna, Sicily terra e nisciuno…”
Ma sono altre le strofe di Sicily che la rendono sempre attuale, quella finestra sul futuro, sulla speranza che Pino Daniele interpreta così: Un posto ci sarà fatto di lava e sole, dove la gente sa che è ora di cambiare. Un posto ci sarà dove puoi alzarti presto il giorno finisce per dispetto e haje voglia di alluccà”.

Oppure quando auspica che “un posto ci sarà per essere felici cantare a squarciagola e dici tutt’ chell’ ca vuo’ tu. Un posto ci sarà dove si spera ancora, la gente porterà una storia nova…”

Chi in Sicilia ha assistito ai concerti di Pino Daniele spesso associa melodie e ricordi agli spettacoli del Teatro Antico di Taormina dove, proprio quando risuonavano le note di Sicily, il pubblico viveva il ritratto dipinto dal cantautore e si abbandonava alle sue stesse speranze.
Un applauso che non sarà l’ultimo per questo poeta partenopeo, nu guaglione, malato di sicilitudine.

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