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[L’inchiesta] I selfie mortali, la nuova moda pericolosa che corre sui social. Ecco i primi casi in Italia

Ogni anno sono 170 i morti per un selfie. Lo ha stabilito l'università Carnegie Mellon, in Pennsylvania. E le vittime sono destinate a salire nel 2017: a metà anno erano già 150. Ma oltre ai “Daredevil selfie”, si sta sviluppando sempre di più anche il fenomeno degli “urban cliember”, giovanissimi che sfidano le altezze di palazzi e grattacieli per postare le loro imprese sui social

[L’inchiesta] I selfie mortali, la nuova moda pericolosa che corre sui social. Ecco i primi casi in...

Tra i fenomeni esplosi quest’anno e di cui faremmo davvero a meno nel 2018, c’è quello dei selfie estremi. Decine di vittime e feriti in tutto il mondo - giovanissimi - pur di immortalarsi in foto ricordo a sfidare treni in corsa o le altezze proibitive di grattacieli in costruzione, solo per strappare un mucchio di like ai soliti webeti che spopolano sui Social. 

L’ultimo selfie mortale

L’ultimo folle episodio riguarda Wu Yongning, un cinese di 26 anni che aveva fatto dei selfie estremi una passione su twitter. Solo che l’ultimo di questi scatti gli è costato la vita. Il ragazzo ha perso la presa ed è caduto nel vuoto dal 62esimo piano dell’Huayuan Hua Centre, grattacielo di Changsha, capoluogo della provincia dell’Hunan. Una telecamera ho immortalato il momento della caduta

In aumento le vittime dei selfie estremi

Ogni anno sono 170 i morti per un selfie. Lo ha stabilito l'università Carnegie Mellon, in Pennsylvania. E le vittime sono destinate a salire nel 2017: a metà anno erano già 150. Ma oltre ai “Daredevil selfie”, si sta sviluppando sempre di più anche il fenomeno degli “urban cliember”, giovanissimi che sfidano le altezze di palazzi e grattacieli per postare le loro imprese sui social. 

Gli “urban climber” di Torino

A Torino le forze dell’ordine sono alla ricerca di un gruppo di “urban climber” che, sfidando la legge e la paura di cadere, si è arrampicato su palazzi pubblici della città per scattare foto da brivido e pubblicarle su chat e su facebook. Si tratta di una quindicina di studenti delle superiori, tra cui diversi minori. Gli investigatori li stanno rintracciando proprio grazie alle foto pubblicate sui social network. La Procura dei minori è al lavoro per ricostruire l’intera vicenda che si trascina ormai da tre mesi e per stabilire le varie responsabilità. Rischiano una denuncia per procurato allarme, violazione di domicilio e danneggiamento. Secondo gli investigatori, la città di Torino potrebbe essere stata scelta a causa di luoghi che i ragazzi hanno imparato a individuare e raggiungere facilmente, anche attraverso il passaparola via chat. 

La scalata delle gru 

Il fenomeno è ancora più preoccupante se riguarda cantieri edili e, in particolare, le pericolosissime gru. Ogni città ha almeno uno o due cantieri potenzialmente appetibili ai gruppi di urban climber che sono proti a sfidare la legge e il pericolo di cadute mortali pur di provare il brivido della foto “perfetta” da condividere sui social. In quest’ultimo caso, spiegano gli inquirenti, le violazioni sono ancora più gravi. Ma è quasi impossibile evitare di essere individuati. La motivazione che è alla base di questa moda pericolosa (la voglia di visibilità scatenata dai commenti e dalla condivisioni sul web) è allo stesso tempo anche il punto debole degli urban climber. Perché gli scatti, una volta pubblicati o diffusi, possono essere facilmente accessibili a tutti, anche alle forze dell’ordine. Ma questo, evidentemente, è il male minore. Anzi, forse è la salvezza per molti di loro.

 

Roberto Zarriellodi Roberto Zarriello, giornalista e docente dei nuovi media   
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