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Gli ex vertici indagati per il dissesto di Banca Etruria: conflitto d'interessi. Boschi: "Vedremo chi ha la maggioranza"

Avrebbero sfruttato a fini personali il ruolo che avevano all’interno dell’Istituto per godere di finanziamenti. Un direttore: "Sapevamo che quei prodotti avrebbero rovinato i clienti". La ministra: "Risponderò in aula agli attacchi"

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La magistratura indaga sugli ex vertici per il dissesto di Banca Etruria. Secondo quanto riporta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della sera gli ex dirigenti sono indagati per “conflitto d’interessi”. In pratica sono accusati di “aver sfruttato a fini personali il ruolo che avevano all’interno dell’Istituto. E di averlo fatto per godere di finanziamenti che altrimenti non avrebbero potuto ottenere”. Sono l’ex presidente dell'istituto Lorenzo Rosi e l’ex membro del Cda Luciano Nataloni ad essere accusati dalla procura di Arezzo di “omessa comunicazione di conflitto d’interessi”. L’indagine avviata dagli inquirenti “compie dunque il salto di qualità e punta direttamente ai vertici, individuando possibili responsabilità nel dissesto”.

Questa novità rappresenterebbe solo il  primo passo. E “la lista degli indagati potrebbe presto allungarsi, puntando direttamente al management e agli altri componenti del Consiglio di amministrazione”. Ma i controlli dovranno anche stabilire “come mai né Palazzo Koch, né la Consob misero in guardia dai rischi legati alle emissioni obbligazionarie, e questo nonostante siano state effettuate ben tre ispezioni tra dicembre 2012 e febbraio 2015”.

Un direttore: "Sapevamo che quei prodotti avrebbero rovinato i clienti" - Si apprendono anche nuovi particolari sul meccanismo di collocamento dei titoli. Per collocare bond a rischio "i dipendenti ricevevano premi in soldi sul rendimento settimanale. Una caccia all'uomo spietata: correntisti (soprattutto anziani) venivano raggiunti in case di cura o ospedali, incontrati casualmente fuori da scuola e invitati ad andare in banca, o chiamati uno per uno". Lo racconta in un'intervista a Repubblica un direttore di banca Etruria di una filiale del centro Italia, che parla sotto garanzia dell'anonimato. "Ho cercato di salvare quanti più correntisti ho potuto, invitavo i miei clienti a rivolgersi ad associazioni di consumatori per saperne di più. Non potevo dire loro la verità, avrei rischiato il posto di lavoro, ma che le obbligazioni subordinate fossero un prodotto che avrebbe rovinato solo e soltanto i clienti lo sapevamo tutti". Il direttore spiega i meccanismi utilizzati per collocare i bond: "con correntisti e piccole e medie imprese operavamo così: proponevamo le obbligazioni subordinate a tutti dichiarando un rischio zero. A chi invece ci chiedeva un mutuo lo concedevamo maggiorato con l'obbligo di acquistare questi titoli".

Boschi: "Vedremo chi ha la maggioranza" - Intanto sul fronte politico continuano le polemiche. Algida e professionale Maria Elena Boschi cerca di non smentire l’immagine di donna determinata che le hanno assegnato. Lei a dimettersi non ci ha mai pensato, spiega a Repubblica. “Non sono una che si spaventa facilmente. E non mollo. Non ho mai lasciato una cosa a metà in vita mia, nemmeno un libro", dice. E a chi le chiede ad alta voce di fare un passo indietro risponde: “Vedremo chi ha la maggioranza in parlamento”.

La ministra: "Non mollo" - "Risponderò a tutti, ma in aula", promette ai parlamentari del Pd che hanno iniziato a interrogarla su come difendersi dall'attacco sferrato dall'opposizione con la mozione di sfiducia. Chi la conosce da tempo non si stupisce di questo distacco, è il suo modo di reagire di fronte alle difficoltà, di mascherare la rabbia. Pare lo abbia confidato a degli amici: "Non sono una che si spaventa facilmente. E non mollo. Non ho mai lasciato una cosa a metà in vita mia, nemmeno un libro ".

La mamma della ministra: "La verità verrà fuori" - Sull'argomento interviene anche la mamma della Boschi. "Avrete delle sorprese. Per fortuna c'è un'inchiesta, ci sono le carte e da quelle carte, vedrete, la verità verrà fuori. E la verità è che noi, in primis mio marito, non abbiamo mai preso un euro dalla banca. Altro che finanziamenti alle nostre attività!", afferma Stefania Agresti, mamma del ministro e moglie dell'ex vicepresidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi, che intervistata dal Corriere della Sera sottolinea: "non so quanto ci vorrà perché la verità venga ristabilita: un anno, cinque, dieci. Fa niente. Resisteremo. Il Signore ci darà la forza".

Intanto il M5S affonda l’attacco. "Si è verificato un conflitto di interesse enorme nell'ultimo anno, perché tre decreti del Governo intervengono sulla banca della famiglia Boschi: il primo intervento era quello sulle banche popolari che ha fatto schizzare il valore delle azioni, il secondo - che ha salvato la banca dal fallimento - ha azzerato i risparmi di migliaia di persone e il terzo salva il padre del Ministro Boschi da ogni responsabilità perché la Banca di Italia è in conflitto di interesse in questa vicenda ed è improbabile che vorrà fare un'azione di responsabilità contro un banchiere coinvolto. Se questa situazione fosse normata con una legge sul conflitto di interessi, non ci sarebbero azioni e parenti di un ministro in quella banca o non ci sarebbe il ministro", afferma il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S), ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.

"Noi - ha aggiunto - abbiamo chiesto che si voti in aula una mozione di sfiducia perché il parlamento si esprima su questa vicenda. E' una prova dei fatti per tutti quelli che dicevano che il conflitto di interessi fosse un problema di questo paese quando c'era Berlusconi e oggi negano che ci sia un conflitto di interessi in questa vicenda". "Se fossi Presidente del Consiglio? Farei subito un provvedimento su chi deve vigilare su questo tipo di abusi: Banca d'Italia e Consob, che in questa vicenda sono stati troppo assenti".

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