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Francesco: non abituiamoci alla guerra. Vicinanza alla gente dell’Emilia Romagna

Il papa marca differenza dal G7, plaude ai giornalisti, lancia appello per Sudan, affida a Zuppi missione per l’Ucraina

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Francesco: non abituiamoci alla guerra

Ecologia e pace confermati binari strategici in cima ai pensieri di papa Francesco che nella recita del Regina Caeli ha voluto sottolineare l’emergenza climatica in Emilia Romagna e la grave situazione di conflitto che perdura in Sudan e Ucraina. Con un appello accorato che marca la sua distanza dal G7 riunito a Hiroshima: non abituiamoci alla guerra. L’appello viene al termine di una settimana intensa conclusa con una lettera al vescovo di Hiroshima in occasione del summit G7 e con l’affidamento al cardinale Zuppi, presidente dei vescovi italiani, di una missione di pace in Russia e Ucraina.

Proprio questa missione che pareva sfumata dopo la visita di Zelensky in Vaticano ha suscitato l’attenzione internazionale, tanto più che sono rimasti tuttora riservati natura e contenuto della medesima. Così riservati che il segretario generale della Conferenza episcopale italiana Giuseppe Baturi conclude una nota di ringraziamento al papa per la fiducia nei confronti del cardinale Presidente con un richiamo al riserbo: “Considerate l’importanza e la delicatezza dell’incarico il cardinale non rilascerà interviste né dichiarazioni fino a quando non sarà ritenuto opportuno, d’intesa con il papa e la Santa Sede”. 

Qualcosa si può pertanto soltanto arguire dal testo della prolusione dello stesso cardinale Zuppi nella recente inaugurazione dell’Anno accademico di Roma Tre sul tema “Educazione ai diritti e alla pace”.  Zuppi si richiama a una conferenza che Maria Montessori tenne al Congresso europeo per la pace nel 1936: “La pace è una meta che si può raggiungere soltanto attraverso l’accordo, e due sono i mezzi che conducono a questa unione pacificatrice: uno è lo sforzo immediato di risolvere senza violenza i conflitti, vale a dire di eludere le guerre; l’altro è lo sforzo prolungato di costruire stabilmente la pace tra gli uomini. Ora evitare i conflitti è opera della politica: costruire la pace è opera dell’educazione”.

Per raggiungere la pace – spiega Zuppi - occorre far evolvere le parti in lotta, uscendo progressivamente da una mentalità militare per abbracciare una mentalità politica, con un linguaggio proprio, credibile, convincente. Occorre accompagnare la trasformazione della visione dell’altro, da nemico ad avversario con cui discutere e anche contrapporsi, imparando a conviverci, ad ammetterne l’esistenza, fino a costruire una convivenza civile costruita per far convivere le differenze, non per annullarle”. La missione affidata da Francesco a Zuppi, in accordo con la segreteria di Stato, ha proprio l’obiettivo di creare le condizioni per “avviare percorsi di pace". I tempi di tale missione “le sue modalità, sono attualmente allo studio”.

Ma intanto il papa tiene in caldo la questione della pace e delle armi nucleari. “Cari fratelli e sorelle – ha detto oggi - è triste ma, a un mese dallo scoppio delle violenze in Sudan, la situazione continua ad essere grave. Nell’incoraggiare gli accordi parziali finora raggiunti, rinnovo un accorato appello affinché vengano deposte le armi, e chiedo alla comunità internazionale di non risparmiare alcuno sforzo per far prevalere il dialogo e alleviare la sofferenza della popolazione. Per favore, non abituiamoci ai conflitti e alle violenze. Non abituiamoci alla guerra! E continuiamo a stare vicino al martoriato popolo ucraino”. Il papa sembra non del tutto convinto che la comunità internazionale con le politiche adottate finora stia facendo tutto il possibile per la pace. Tanto è vero che la Santa Sede, seguendo le indicazioni di Francesco, non ha abbandonato la proposta di una Conferenza di pace multilaterale per superare il conflitto in Ucraina.

La distanza tra Francesco e il G7 si evidenzia facilmente ponendo a confronto le conclusioni del vertice politico a Hiroshima e l’ottica contenuta nella lettera papale al vescovo di quella città giapponese rimasta emblema e memoria mondiale insuperata della catastrofe atomica. Mentre al G7 di Hiroshima è passata la linea della Casa Bianca, concordata con Zelensky: nessuna apertura al negoziato e nuova stretta sulle sanzioni, al vescovo Alexis-Mitsuru Shirahama, il papa assicura che prega “affinché il summit sia fruttuoso”. Ribadito che “l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”, Francesco scrive: “È a quel futuro che uomini e donne responsabili guardano ora con preoccupazione, specialmente sulla scia della esperienza di una pandemia globale e del persistere di conflitti armati in diverse regioni, tra cui la devastante guerra che si sta combattendo su suolo ucraino.

Gli eventi degli ultimi anni hanno reso evidente che solo insieme, in fratellanza e solidarietà, la nostra famiglia umana può cercare di curare le ferite e costruire un mondo giusto e pacifico”, garantito da una sicurezza globale che deve essere “integrale, capace di abbracciare questioni come l’accesso a cibo e acqua, il rispetto dell’ambiente, l’assistenza sanitaria, le fonti energetiche e la equa distribuzione dei beni del mondo. Un concetto integrale di sicurezza può servire a rinsaldare il multilateralismo e la cooperazione internazionale tra attori governativi e non governativi, sulla base della profonda interconnessione tra tali questioni, la quale rende necessario adottare, insieme, un approccio di cooperazione multilaterale responsabile”.

Il G7 a Hiroshima chiede il papa “dia prova di una visione lungimirante nel gettare le fondamenta per una pace duratura e per una sicurezza stabile e sostenibile a lungo termine”. E non è a caso che subito dopo l’appello per la pace in Sudan e Ucraina il papa inserisca un pensiero alla comunicazione e all’opera dei giornalisti, “Si celebra oggi la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema Parlare con il cuore. È il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente. Saluto i giornalisti e, gli operatori della comunicazione qui presenti, li ringrazio per il loro lavoro e auspico che sia sempre al servizio della verità e del bene comune. Un applauso a tutti i giornalisti!”.

E, infine un richiamo alla calamità che ha colpito la popolazione dell’Emilia Romagna, nel contesto di iniziative ambientali: “Oggi inizia la Settimana Laudato si’. Ringrazio il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e le numerose organizzazioni aderenti; e invito tutti a collaborare per la cura della nostra casa comune: c’è tanto bisogno di mettere insieme competenze e creatività! Ce lo ricordano anche le recenti calamità, come le inondazioni che hanno colpito in questi giorni l’Emilia Romagna, alla cui popolazione rinnovo di cuore la mia vicinanza”.

 

 

 

 

 

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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