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Flop della nuova campagna vaccinale contro il Covid, vittoria dei No-Vax tra ignoranza e confusione

Conversazione sull’autobus, sentita personalmente e quindi assolutamente veritiera, fra due signori ultrasettantenni: “Ma tu ti sei vaccinato?”. “Beh, certo, come sempre ho fatto l’antinfluenzale, mi dà sicurezza”. “E quello contro il Covid?”. “Ma per carità, già ci sono cascato tre volte e ormai non mi fregano più”

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Flop nuova campagna vaccinale Covid, tra ignoranza e confusione la vittoria dei No-Vax
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I signori erano distinti, dimostravano proprietà di linguaggio, entrambi avevano in mano un quotidiano e il resto dei discorsi, persino sulla riforma costituzionale, raccontavano che non si trattava di sprovveduti o disinformati.

Perché vi ho raccontato questa storia?

Perché credo che sia una perfetta cartina di tornasole, un aneddoto illuminante, per raccontare l’andamento della campagna vaccinale sul Covid in questo autunno.

A oggi, solo l’11,4 per cento della popolazione ha fatto la quinta dose anti Covid o il richiamo, come preferisce chiamarlo Matteo Bassetti, direttore della Clinica Universitaria di Malattie Infettive al Policlinico San Martino di Genova, l’ospedale più grande d’Europa, quasi una città nella città, il cui direttore generale, Marco Damonte Prioli, è quasi un sindaco aggiunto su questo territorio: “Per favore non chiamiamola ’quinta dose’, traducendo in italiano il concetto anglosassone di ’booster’ abbiamo fatto un pasticcio. Questo è un vaccino nuovo, orientato sulle ultime varianti, che non ha nulla a che vedere con il primo ciclo. Oggi la copertura delle prime tre dosi non ha più valore. Io ogni anno faccio il vaccino antinfluenzale, ma non dico che ho fatto la ventesima o ventunesima dose".

Insomma, il primo motivo del flop del vaccino 'autunnale' è nominalistico, ma non solo. Ed è da quasi due mesi che Bassetti prevede che sarebbe andata così, ipotizzando un fallimento di questa campagna. Così è a rischio la salute dei più fragili e dei più anziani: over 65, persone malate di tumore, trapiantati, pazienti in cura 'cortisonici', immunocompromessi, sanitari, donne in gravidanza e allattamento. E, nel ruolo, certo non gradito, di Cassandra, l’infettivologo più famoso d’Italia, si sta godendo il successo del suo libro 'Pinocchi in camice' (Piemme editore) in cui racconta errori ed orrori degli ultimi anni: “Sono molte le ragioni e le responsabilità di tutto ciò. Troppe fakenews su effetti collaterali e morti improvvise, mancata sensibilizzazione della popolazione target attraverso i media, disorganizzazione regionale, alterata percezione del rischio da malattia grave, memoria molto corta. Davvero un peccato. Siamo tornati, come Italia, dove eravamo prima del Covid anche sulle vaccinazioni. Tra gli ultimi”.

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Cambio di regia

E tutto questo ha già portato alcune Regioni a cambiare strategia: in Lombardia, ad esempio, dal 20 novembre i vaccini antiCovid saranno aperti a ogni età. Da lunedì prossimo le vaccinazioni saranno gratuite a prescindere dal fatto che chi sceglie di farle appartenga oppure no a una delle categorie a rischio  per le quali l'antiCovid è già prevista a carico del sistema sanitario pubblico.

E anche in altre Regioni, come la Liguria, la Asl4, quella del Tigullio – a fronte di soli 824 vaccini somministrati in un mese e mezzo di campagna vaccinale antiCovid dal 29 settembre ad oggi - ha raddoppiato gli orari di apertura dei centri vaccinali e i vertici aziendali si sono prestati a fare da testimonial, facendosi vaccinare. Esattamente come ha fatto il presidente della Regione Giovanni Toti per l’antinfluenzale.

Ma qui il punto centrale è che, dal punto di vista della comunicazione, hanno vinto i No Vax: la narrazione su reazioni avverse, positività anche dopo il vaccino, 'terza-quarta-quinta dose', raccontate in modo evidentemente sbagliato dal mondo pro Vax, ha colpito l’immaginario collettivo.

E ovviamente è decisivo il passaggio – propiziato proprio dal vaccino – dalle migliaia di morti giornalieri a un virus endemico, ormai paragonabile davvero a un raffreddore e meno pericoloso dell’influenza stagionale, ovviamente per le fasce non a rischio. E quindi, ritenuto meno meritevole di attenzione vaccinale, a differenza dei primi tempi quando c’era la gara e si scavallavano le liste d’attesa per aggiudicarsi il preziosissimo siero.

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Al momento, c’è un dato ancor più preoccupante dell’11,4 per cento di popolazione vaccinata ed è il 35 per cento di over 60, sanitari, ultrafragili, cioè il target della vaccinazione, che ha aderito alla campagna attuale: "Gli italiani – ha spiegato Bassetti - hanno la memoria estremamente corta. Con tutto quello che ci è capitato, soprattutto agli anziani, è incredibile vedere queste resistenze al vaccino antiCovid”.

Il che non significa ovviamente che serva una vaccinazione di massa come nelle fasi terribili della pandemia 2020 e 2021: “Non avrebbe senso. Ma la cosa assurda è che vedo ultrasettantenni che fanno l’antinfluenzale e non l’anti Covid", esattamente come i due signori sull’autobus di cui vi raccontavo all’inizio. Ma c’è, se possibile, un ulteriore aspetto negativo di questa situazione e cioè che in molti casi è crollata la fiducia nei vaccini, anche in quelli tradizionali che hanno permesso di debellare moltissime malattie.

Ed è un altro medico che viene da San Martino, dove dirigeva il pronto soccorso e il dipartimento regionale di emergenza-urgenza - cioè pronto soccorso e terapie intensive degli ospedali di tutta la regione - oggi assessore alla Sanità della giunta Toti in Regione Liguria, a spiegare: “Ribadiamo che la vaccinazione è molto importante per proteggere specialmente gli anziani e le persone fragili che rischiano di essere colpite dalle forme più gravi della malattia. Parallelamente prosegue anche la campagna antinfluenzale e sappiamo che i due vaccini si possono fare contestualmente. Oggi assistiamo ad un lieve incremento del numero di positivi negli ospedali, ma siamo distanti dai numeri che hanno messo in crisi il sistema sanitario di tutto il Paese. È comunque opportuno fare i vaccini per evitare complicazioni che sia l’influenza che il Covid possono provocare”.

E Filippo Ansaldi, direttore generale di Alisa, che è l’agenzia sanitaria regionale della Liguria, una sorta di SuperAsl che coordina la sanità regionale, compulsa i suoi dati e poi ne trae un insegnamento da medico-statistico: “Ci attendiamo che, pur rimanendo in un quadro sostanzialmente endemico, si possano verificare ancora dei picchi nei prossimi mesi autunnali e invernali, così come accade per tutti i virus respiratori. Per questa ragione è opportuno che le persone più a rischio, anziani e fragili, si proteggano attraverso la vaccinazione”.

Dovrebbero spiegarlo anche ai signori distinti dell’autobus. E a tutti quelli che la pensano come loro.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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