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Diffamazione: carcere per i cronisti fino a quattro anni e mezzo e multe fino a 120mila euro

Berrino, FdI: "Nessuno ha diritto di inventarsi fatti falsi e precisi per ledere l'onore delle persone. Quello non è diritto di informazione ma orchestrata macchina del fango". Costante (FNSI): "Messo silenziatore a molte inchieste giornalistiche"

Carlo Ferraioli di Carlo Ferraioli   
Diffamazione: carcere per i cronisti fino a quattro anni e mezzo e multe fino a 120mila euro
Il senatore Gianni Berrino, capogruppo di FdI in Commissione Giustizia - Foto Ansa

Il giornalista rischia ora il carcere fino a quattro anni e mezzo. Si tratta dell'effetto di uno degli emendamenti presentati dal relatore Gianni Berrino al ddl sulla diffamazione. Si introduce di fatto un nuovo articolo: il 13-bis alla legge sulla stampa. 'Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all'altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa fatti che sa essere anche in parte falsi è punito con il carcere da uno a tre anni e con la multa da 50mila a 120mila euro. Se si sa che l'offeso è innocente la pena aumenta da un terzo alla metà, cioè fino a quattro anni e mezzo di carecere'.

L'art. 13 della legge sulla stampa (la n. 47 del 1948) era stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale (con la sentenza n. 150 del 2021) proprio perché prevedeva pene detentive, in contrasto con la giurisprudenza della CEDU, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che nel caso Sallusti ha condannato l'Italia perché per Sallusti era stata prevista una pena detentiva (peraltro poi commutata dall'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano).

Bene, con uno degli emendamenti del relatore (1.114), da una parte, si sostituisce l'art. 13 con una nuova disposizione che prevede solo pene pecuniarie, peraltro molto più alte del testo base del disegno di legge ora all'esame della Commissione Giustizia del Senato. Viceversa, un'altra parte dell'emendamento (la lett. C cioè il comma 2-bis) prevede la pena detentiva. Nel primo periodo, si prevede il carcere solo come alternativa alla sanzione pecuniaria, cosa che non è in contrasto con la sentenza della Consulta di cui abbiamo appena detto, anche se la Corte aveva spiegato che il giudice può decidere di irrogare la pena detentiva "solo nei casi di eccezionale gravità". Nel secondo periodo della norma, invece, la pena detentiva è cumulativa con la pecuniaria. E questo aspetto sembra che invece possa entrare in contraddizione, secondo quanto si osserva nel centrosinistra, con la famosa sentenza della Corte Costituzionale che si era espressa contro il carcere per i cronisti.

Pene aumentate se offesa è recata a 'corpo politico'

Oltre all'articolo 595 del codice penale che disciplina la diffamazione a mezzo stampa, il relatore al ddl Gianni Berrino (FdI) propone di introdurre nell'ordinamento un altro articolo contro le 'fake news': l'articolo 595-bis. E questo prevede che "chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all'altrui reputazione, attribuisce a taluno con mezzi di pubblicità" o "in atti pubblici, fatti che sa essere anche in parte falsi, è punito, se l'evento si verifica, con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da euro 15.000 a euro 50.000".

Ma nella nuova norma si prevede anche che quando queste condotte "consistono nell'attribuzione, a taluno che si sa innocente, di fatti costituenti reato, la pena è aumentata da un terzo alla metà". Infine, la parte che l'opposizione considera tra le più "gravi": "Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una sua rappresentanza o ad una autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate".

Il senatore Gianni Berrino, capogruppo di FdI in Commissione Giustizia - Foto Ansa

Bazoli, PD: "Emendamenti preoccupanti"

"Aumenta il carcere per i giornalisti e le pene pecuniarie diventano esagerate". A lanciare l'allarme sugli emendamenti appena presentati dal relatore al ddl sulla diffamazione è il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia, Alfredo Bazoli. "La libertà di stampa è a serio rischio, incalza il senatore" dopo aver letto le proposte di modifica depositate dal senatore di FdI, Gianni Berrino.

In uno degli emendamenti più criticati dall'opposizione (come detto, l'1.114) le multe vanno dai 5.000 ai 10.000 euro o dai 5.000 ai 15.000 euro. Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato la multa può andare dai 10.000 ai 30.000 euro. Mentre se il fatto "è falso, la reclusione va dai tre mesi a un anno" e la multa dai 15.000 ai 60.000 euro. Se l'offesa consiste "nell'attribuzione di un fatto falso costituente reato, si legge ancora nell' emendamento del relatore, "la reclusione va dai sei mesi a due anni e la multa da 30.000 a 90.000 euro".

In più Berrino aggiunge "l'interdizione dalla professione di giornalista per un periodo da due mesi e a due anni". E si amplia la platea dei responsabili prevedendo non più solo "l'autore dell'offesa", ma anche "l'autore della pubblicazione", quindi anche l'editore. L'autore della pubblicazione non è "punibile quando ha chiesto" la "pubblicazione della rettifica o della smentita richiesta dalla parte offesa e la pubblicazione sia stata rifiutata".

Berrino: "Carcere resta solo per fatti precisi e falsi, nessuno ha il diritto di infangare altri"

"Togliamo le pene detentive per la diffamazione generica, le manteniamo per la diffamazione che si consuma con l'addebito del fatto preciso e falso, a tutela dell'onorabilità sociale del cittadino e della corretta informazione.

Nessuno ha diritto di inventarsi fatti falsi e precisi per ledere l'onore delle persone. Quello non è diritto di informazione, ma orchestrata macchina del fango, che lede anche il diritto alla corretta e veritiera informazione". Così il senatore Gianni Berrino, capogruppo di FdI in Commissione Giustizia, spiega e commenta gli emendamenti presentati al ddl sulla diffamazione ora all'esame del Senato.

Costante (Fnsi), "carcere per giornalisti misura incivile"

"Gli emendamenti presentati in commissione Giustizia dal senatore di FdI Gianni Berrino al ddl Diffamazione dimostrano che qualcuno non ha capito molto delle sentenze della Corte costituzionale in materia. Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l'orbanizzazione del Paese". Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

"Parlare di carcere in caso di quella che viene considerata 'diffamazione grave' - prosegue Costante - significa voler mettere il silenziatore a molte inchieste giornalistiche. Appare, inoltre, del tutto pretestuosa e funzionale a un disegno liberticida la confusione tra fake news e diffamazione a mezzo stampa. Con queste norme faremo un altro salto indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L'auspicio è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all'articolo 21 della Costituzione".

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