25 Aprile, Mattarella cita il Papa: "Ora e sempre Resistenza". Piazze piene fra le tensioni, il passo avanti di Meloni
Sala: "L'invito alla sobrietà è incomprensibile". Tensione tra l'Anpi e gli studenti a Roma e Trieste. In giornata cortei, iniziative e manifestazioni culturali, la premier ha aperto ad un maggiore riconoscimento delle colpe del fascismo
"E' sempre tempo di Resistenza". Sergio Mattarella ha usato le parole di papa Francesco per sintetizzare il senso profondo della festa della Liberazione facendo capire, dopo giorni di polemiche e distinguo sul 25 aprile, che non è il momento di abbassare la guardia. In tempi di revisionismi storici è bene chiarire ancora una volta che con il nazi-fascismo tutti soffrirono ma non tutti erano nel lato giusto della storia. "La resistenza voleva la pace, i repubblichini la morte", ha sottolineato in apertura del suo consueto discorso per il 25 aprile.
Le parole sono importanti, le scelte di più
Un intervento con molte citazioni, puntuale, senza ambiguità nel definire la "moralità" della Resistenza, la forza della ribellione, necessariamente in armi, dei partigiani, anzi dei "patrioti",che diedero fondamento alla Costituzione repubblicana. Ma che andarono oltre, visionari che già allora avevano nei loro pensieri qualcosa di più della Ue, "l'Europa unita". Non è un caso che Mattarella quest'anno abbia scelto Genova, città medaglia d'oro al valor militare, per sottolineare come il popolo in armi portò alla resa dei nazisti evitando quindi la distruzione totale, come avvenne per Varsavia. E non è un caso che il presidente tra le tante citazioni abbia inserito anche il nome del comandante nazista che firmò la resa di Genova. Si tratta, spiega il capo dello Stato, del "generale Meinhold - condannato a morte da Hitler come traditore - che avrebbe poi scritto: "era la sorte della città e, quello che più contava la vita di migliaia di persone da tutte e due le parti che doveva starci a cuore…. La mia coscienza mi vietava di sacrificare ancora un sol uomo".
Le parole della premier
In mattinata la premier Giorgia Meloni ha fatto una dichiarazione che da molti viene letta come un ulteriore passo avanti nel suo faticoso cammino di condanna del fascismo: "In questa giornata, la nazione onora la sua ritrovata libertà e riafferma - ha spiegato Meloni - la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana. La democrazia trova forza e vigore se si fonda sul rispetto dell'altro, sul confronto e sulla libertà e non sulla sopraffazione, l'odio e la delegittimazione dell'avversario politico".
Da Genova invece il presidente è tornato proprio su Ventotene, l'isola del famoso Manifesto che la premier aveva strapazzato in Aula alla Camera, per rivendicarne il valore. Accurata la citazione a seguire, certamente non comunista che ha trovato riposo proprio nell'isola simbolo dell'europeismo: "Luciano Bolis, esponente del Partito d'Azione, orrendamente torturato dalle Brigate nere nel febbraio 1945, miracolosamente sopravvissuto. Riposa ora a Ventotene, accanto ad Altiero Spinelli". Infine un omaggio ad un altro confinato poi divenuto presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Un ricordo che dà lo spunto a Mattarella per segnalare un rischio, quello che gli italiani si abituino ad "una democrazia a bassa intensità". L'astensionismo diffuso dei cittadini dal voto è una delle grandi preoccupazioni del presidente.
Piazze piene, altro che "sobrietà"
Le piazze del 25 aprile sfidano l'invito alla sobrietà e celebrano gli ottant'anni della Liberazione cantando Bella ciao, nonostante il divieto di alcuni comuni, e portando in corteo l'immagine di Francesco. "Non è affatto strano ricordare il 25 aprile un Papa che si era definito partigiano", ha ricordato Giuseppe Sala, sindaco di una Milano che ha visto sfilare oltre 90 mila persone senza incidenti, nonostante i timori della vigilia, fra Brigata ebraica e manifestanti proPal. "È stata una manifestazione unitaria, partecipata, pacifica e antifascista", ha sottolineato il presidente milanese dell'Anpi, Primo Minelli. Dopo quelle di ieri sera a Torino, tensioni si sono invece registrate a Roma, Trieste e Bergamo. L'attenzione a Milano era tutta per la Brigata ebraica. Scortata da un cordone di City Angels e dalle forze dell'ordine, è stata accompagnata lungo il percorso da insulti e grida, come 'fuori i sionisti dal corteo', ma è arrivata senza particolari contestazioni davanti a piazza Duomo, sciogliendosi prima di arrivare nel punto in cui l'anno scorso uno dei membri della Brigata fu ferito lievemente da un gruppo di ragazzini di origine araba usciti da un fast food.
Una giornata punteggiata di tensioni
Tensioni ci sono state invece a Roma fra i due spezzoni del corteo, quello di proPal e comitati studenteschi che, a un certo punto, si è staccato per dirigersi a Porta San Paolo, e quello dell'Anpi che ha proseguito verso il parco Schuster, con qualche spintone, insulto e bandiera della Nato bruciata. Tensioni anche a Trieste con scontri fra antagonisti e forze dell'ordine, e a Bergamo dove sette agenti sono rimasti contusi negli scontri per evitare contatti fra proPal e Brigata ebraica e un attivista è stato denunciato. Due i temi che hanno unito la maggior parte delle manifestazioni di oggi: la situazione palestinese, appunto, e la morte di papa Bergoglio, con adesioni alla sobrietà ma senza diktat, come a Romano di Lombardia, nella Bergamasca, dove nonostante il divieto, i manifestanti hanno comunque intonato 'Bella ciao', "un canto d'amore" per il presidente locale dell'Anpi Walter Torioni. "Papa Francesco a cattolici e laici diceva cose largamente condivisibili" ha sottolineato il presidente nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo dal palco di piazza Duomo a Milano. "Il Papa si è definito partigiano alla sua prima uscita, a Lampedusa", ha sottolineato il sindaco di Milano Giuseppe Sala che dal palco ha esortato ad essere "cittadini e partigiani per l'Europa" e i suoi valori ed è stato accontentato dalla piazza quando ha chiesto un applauso per il presidente Mattarella.
Far rumore, citando le parole del Pontefice
Uno dei pochi momenti di applauso collettivo perché, a più riprese durante i discorsi dal palco, sono partiti cori lontani che scandivano 'Palestina libera' e 'vergogna'. Il Papa "ci ha detto di far rumore e combattere le disuguaglianze", ha aggiunto il segretario della Cgil Maurizio Landini, che non ha rinunciato a un'ironica risposta alla richiesta di sobrietà: "Se vogliono, glielo diciamo anche con la sobrietà necessaria: la democrazia e la libertà esistono in questo Paese grazie agli antifascisti che hanno dato la libertà". "Se sento parlare di fascismo, vi garantisco che tremo. Vorrei veramente non sentirla più quella parola. Ora e sempre resistenza", ha detto la più applaudita, ovvero la partigiana Sandra Gilardelli, prossima ai cento anni. Di una "partecipazione straordinaria" ha parlato la segretaria del Pd Elly Schlein che era in corteo, così come il segretario di Si Nicola Fratoianni, quello dei Verdi Angelo Bonelli, di +Europa Riccardo Magi, ma anche Ghali che ha partecipato con i proPal.