Le ultime parole di Sharon e del suo killer prima delle coltellate. Sangare sorvegliato in cella. Il legale dei Verzeni: "Non si parli di raptus"
Lui chiedi scusa e lei chiede "perché?". Fondamentale la testimonianza di ragazzi stranieri per la cattura dell’assassino 31enne
Moussa Sangare, prima di accoltellare a morte Sharon Verzeni, le ha detto: "Scusa per quello che ti sto per fare". E La donna mentre veniva colpita chiedeva: "Perché? Perché?". È un dettaglio dell'interrogatorio reso dal fermato per l'omicidio della barista a Terno d'Isola. Sangare ha raccontato di essere poi fuggito in bicicletta e di averla modificata nei giorni successivi in alcuni componenti, per evitare che potesse essere individuato grazie al mezzo. Sempre per lo stesso motivo, si era anche tagliato i capelli.
Stranieri hanno fatto arrestare Moussa
Mentre sul caso dell’omicidio di Sharon si fanno sentire le prime polemiche sulla nazionalità del suo assassino – italiano ma originario di una famiglia del Mali – come Moussa Sangare sono nati in Italia ma di origine marocchina i giovani che rivendicano di averlo fatto catturare. "L'unico rimpianto è non aver potuto fare qualcosa per salvare Sharon. Se fossimo stati più vicini al luogo dell'omicidio, forse avremmo potuto salvarla". Così hanno dichiarato a Repubblica due ragazzi di 25 e 23 anni che hanno dato un aiuto decisivo ai carabinieri nell'identificazione dell'”uomo in bicicletta”.
Il racconto dei testimoni
Così riferiscono di quella notte: "Io mi sto allenando per il titolo italiano di kickboxing, lui gioca a calcio in prima categoria. Quella sera eravamo usciti come al solito molto tardi per allenarci. Era più o meno mezzanotte, eravamo a Chignolo vicino alla farmacia e davanti al cimitero dove ci siamo fermati per fare delle flessioni. A quel punto sono passati due nordafricani in bicicletta, poi un terzo. Lui ci è rimasto impresso, perché era un po' strano. Aveva una bandana in testa e un cappellino, uno zaino e gli occhiali. Ci ha fissato a lungo e poi ci ha fatto una smorfia. Non lo avevamo mai visto prima".
Orgogliosi di essere stati utili
"Abbiamo raccontato di quel ragazzo quando siamo stati chiamati in caserma. A un certo punto ci hanno fatto anche i complimenti perché ci ricordavamo tutto. Ora ci sentiamo orgogliosi per essere stati utili all'identificazione dell'assassino. Il rimpianto che ci resta è non aver potuto fare qualcosa per Sharon. Non essere stati più vicini a via Castegnate. In quel caso forse avremmo potuto salvarla. Magari l'assassino ha visto una preda facile, come quei due ragazzini che voleva aggredire. Quando ha incrociato noi, invece, ci ha solo guardato male ed è andato avanti". "Noi - concludono - abbiamo avuto la cittadinanza da ragazzini, a 15 anni. Vogliamo far riflettere che se il killer è di origini straniere, lo siamo anche noi. Forse senza la nostra testimonianza sarebbe libero. Pensiamo di aver fatto il nostro dovere".
Le accuse per Moussa Sangare
Sarà inoltrata oggi al gip la richiesta di convalida del fermo per omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi per Moussa Sangare, il 31enne reo confesso dell'omicidio di Sharon Verzeni, la 33enne barista uccisa a coltellate a Terno d'isola la notte tra il 29 e 30 luglio scorsi.
Sangare è apparso "frastornato" al suo legale Giacomo May. L'avvocato l'ha visitato nel carcere di via Gleno a Bergamo dove l'uomo si trova da ieri proprio in attesa della fissazione dell'udienza di convalida del fermo davanti al gip. Sangare è comunque tenuto sotto stretta vigilanza ed è seguito dagli psicologi dell'istituto. A quanto si è appreso, il giovane si sarebbe chiuso nel silenzio e finora avrebbe chiesto solo da bere.
Il legale della famiglia di Sharon: "Non si parli di raptus"
Il legale della famiglia di Sharon Verzeni, Luigi Scudieri, respinge l'idea del raptus che potrebbe aver colto l'omicida reo confesso della donna. "Ho sentito parlare in queste ore di 'raptus improvviso', di 'scatto d'ira' e assenza di premeditazione. Tuttavia faccio notare che il signor Moussa Sangare sarebbe uscito di casa con ben quattro coltelli e prima di uccidere Sharon ha avuto tutto il tempo di minacciare anche altre due persone. Queste farebbero bene a farsi avanti". "Mi ha molto stupito - aggiunge - che si sia parlato di 'verosimile incapacità' subito dopo il fermo, prima ancora di un esame completo di tutti gli atti".
Un cartello sul luogo del delitto: giustizia è fatta
Tra i fiori, anche quelli portati dal suo fidanzato Sergio Ruocco proprio questa mattina, i ceri e i santini lasciati nei giorni scorsi in via Castegnate a Terno d'Isola, nel punto in cui il 30 luglio è stata uccisa Sharon Verzeni, nelle ultime ore qualcuno ha portato un cartello con la scritta "giustizia è fatta", a commento del fermo di Moussa Sangare. "Terno non è un posto sicuro sotto molti punti di vista - c'è scritto in un'altra lettera - Ci sono persone che non pensano nemmeno una volta a ciò che fanno, spero la tua morte non sia stata vana. La tua famiglia è veramente forte, mancherà sempre qualcuno e quella persona sei te".
Sharon uccisa senza perché
Nessun movente, nessun perché. Un omicidio feroce e insensato: fra i delitti più difficili da risolvere per l’assenza di legame fra vittima e assassino in cui il caso la fa da padrone rendendo le ricerche prive di una pista. Per questo la testimonianza dei due giovani sportivi è stata così importante. Sharon Verzeni "era nel posto sbagliato nel momento sbagliato", ha commentato con amarezza la procuratrice aggiunta di Bergamo Maria Cristina Rota dopo il fermo del suo assassino reo confesso, che in casa aveva una sagoma di cartone per esercitarsi a lanciare coltelli, ad un mese esatto dalla morte della trentatreenne.
L’incontro tra vittima e assassino
Sharon, barista con un diploma d'estetista, ha incontrato il suo assassino Moussa Sangare, 31 anni, all'una di una notte afosa di un mese fa, in via Castegnate a Terno d'Isola, un paesotto in provincia di Bergamo, dove stava passeggiando perché la sua dietologa gliel'aveva consigliato. Era stata raggiunta da un uomo in bicicletta che l'ha presa per il collo e le ha dato una prima coltellata allo sterno per poi infierire con altre tre, lasciandola agonizzante. Solo il tempo di una telefonata: "Mi ha accoltellato". E poi è morta poco dopo.
Il fermo del colpevole
Quell'uomo è stato fermato per omicidio premeditato e con l'aggravante dei futili motivi dopo una "tenace indagine" dei carabinieri. Sangare, nato a Milano ma residente a Suisio, a pochi chilometri da Terno d'Isola, italiano di famiglia maliana, ha "pienamente confessato". Un passato tranquillo in paese, le ambizioni da rapper. E' lui quell'uomo in bicicletta inquadrato dalle telecamere di sorveglianza mentre percorre contromano via Castegnate, che da settimane i militari cercavano. Non è stato sufficiente quell'immagine; alla sua identificazione hanno concorso le testimonianze dei due giovani che ai militari avevano cercato di indicare una pista ma, quando hanno visto dei frame più nitidi, raccolti nell'intera zona tra Terno e Suisio hanno detto: "E lui".